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"Europa Quotidiano" pro giovani professionisti

Inviato: gio mar 27, 2008 11:58 am
da GiovaniAvvocati
http://www.europaquotidiano.it
Il Pd li liberi dalle caste

GIANNI DEL VECCHIO

Cominciamo con lo sfatare un mito: i giovani non sono più un gruppo sociale omogeneo, non sono più legati da un insieme comune di valori di riferimento.
Insomma, non sono più “i Giovani”.
Perché la scomparsa delle ideologie ha del tutto frammentato un universo che già era di per sé molto più complesso. Oggi chiunque abbia meno di 35 anni è una monade, un’isola senza arcipelago. Insomma, un individuo a sé stante, irriducibile a schemi o categorie (e ciò non è un difetto né una colpa, se non per chi non vuole capirlo). Solo partendo da questo assunto si può spiegare la grande difficoltà che la politica in generale, e il Pd in particolare, incontrano quando vogliono parlare a o di questo mondo.
Eppure per trovare le parole giuste basterebbe immedesimarsi nella condizione psicologica di chi si è appena affacciato alla vita lavorativa.
A diciott’anni un giovane diplomato, o un laureato a ventuno o ventitre, affronta le prime esperienze di lavoro con una grande carica di entusiasmo e ottimismo. Ha in testa la chiara percezione di essere all’inizio di un lungo viaggio, con il suo carico di fascino e paure, e allo stesso tempo ha una grossa fiducia nei propri mezzi. La sua stella polare è una sola: farcela con le proprie forze, senza appoggiarsi a nessuno. Attitudine confermata dal sondaggio pubblicato dal Sole24Ore: nove giovani su dieci esigono una società fondata sulla meritocrazia, e che i sistemi di valutazione siano più severi. Idee lontane da quelle della “generazione bambocciona” descritta da Padoa- Schioppa.
Purtroppo quando il neodiplomato o neolaureato inizia a misurarsi con la struttura “clanica” della società italiana, questa forte carica si affievolisce, spesso fino a spegnersi. È qui che la politica fallisce. Spesso chi va avanti non è il più bravo, ma quello che meglio riesce a intessere relazioni personali basati sullo scambio di favori. Lo sa bene chi vuole intraprendere la carriera universitaria e gioco forza deve legarsi al “barone” di turno. Oppure lasciar perdere. O chi vuole lavorare nella pubblica amministrazione, e ha bisogno di ingraziarsi il politico sulla cresta dell’onda. O il giovane avvocato o commercialista, cui toccherà lavorare “a gratis” per due o tre anni per l’affermato professionista di turno. Per non parlare di chi vuol far politica, che invece di conquistare il consenso popolare deve preoccuparsi di quello dei dirigenti di partito. Ed è proprio un messaggio che premia la cooptazione quello che traspare dalle candidature veltroniane delle varie Marianna Madia o Pina Picierno. Fatte salve le capacità personali delle due ragazze, il valore simbolico del gesto di Veltroni è un autogol, visto che sia la Madia che la Picierno sono strettamente legate all’establishment, che oggi le assorbe per volontà del leader.
Insomma, se c’è uno “schema” comune per il “giovane d’oggi”, è proprio questo: quando inizia a lavorare si trova davanti un muro, quello delle lobby, delle corporazioni e dei gruppi d’interesse. Gli effetti sono sostanzialmente due. Prima di tutto si erode quella fiducia nel “potercela fare da soli”, mentre quello spirito intraprendente che della giovane età è segno distintivo si trasforma presto in una necessità di sicurezza, spingendo il giovane uomo o donna alla ricerca del mitico “posto fisso”. Non a caso i sondaggi spesso ci mostrano percentuali elevate di under-35 che aspirano solo a un contratto a tempo indeterminato, e nulla più.
La stessa rilevazione di Piepoli sul Sole non lascia spazio a dubbi: uno su quattro considera il miglioramento della propria condizione economica il tema che conterà di più nel determinare il suo voto.
Il secondo effetto è più pericoloso: una rivolta contro la casta, contro i privilegi di una politica che da troppo tempo fa promesse e non le mantiene. Non stupisce che secondo Piepoli il 25 per cento dei giovani è indeciso o non andrà a votare. Se questa disillusione fa gioco al centrodestra, per il Pd invece è letale: quando in giro si dice che «i politici sono tutti uguali», a essere premiato è chi viene percepito lontano dal palazzo. E chi meglio di Berlusconi – negli ultimi 15 anni – ha saputo farsi interprete di questo sentimento? Gli undici punti in più che Piepoli dà al Pdl nel voto giovanile sono indicativi.
La vera sfida per il Pd sarà quindi quella di fermare questa “viziosa metamorfosi” del giovane speranzoso in giovane disincantato e cinico.
Come? Rompendo, davvero, con le corporazioni, dissipando i clan, aprendo i mercati, rinnovando le classi dirigenti. In base al merito.
Per fare dell’Italia ciò che l’America si è sempre vantata di essere, una “terra delle opportunità”, non delle raccomandazioni.

Re: "Europa Quotidiano" pro giovani professionisti

Inviato: dom apr 13, 2008 5:18 pm
da lexultra
il PDL vincerà ma ha ragione l'estensore di questo articolo ,ovvero che il PD è l'unica scelta per i giovani professionisti