http://www.mondoprofessionisti.eu/numero7.pdfLargo ai giovani?
Nell’ambito delle “professioni liberali”
non c’è dubbio che quella dell’avvocato
si pone tra le più rilevanti nella nostra
società, specialmente oggi in concomitanza
con le aumentate esigenze della società civile,
l’apertura delle frontiere con la conseguente
internazionalizzazione del diritto, la più agevole
circolazione delle persone e il conseguente sviluppo
dei rapporti economici in ambito mondiale.
Ciò comporta la necessità di un diversi approccio
alla professione legale, che l’attuale sistema basato
sul c.d. esame di stato non è più in grado di
soddisfare, non potendo garantire un’ effettiva verifica
del raggiungimento da parte del candidato
di un livello di preparazione adeguato alla attuale
realtà.
Come si è rilevato da più parti, l’attuale formulazione
dell’esame di Stato per l’accesso alla professione
forense costituisce solo una inutile duplicazione
degli esami già sostenuti nel corso di laurea,
non essendo diretto all’accertamento della capacità
professionale dell’esaminando attraverso la
disamina di casi concreti o, ancor più, attraverso
prove dirette “sul campo”, ma solo alla verifica della
conoscenza di nozioni di carattere tutt’altro che
pratico.
Come se non bastasse, da anni si assiste alla impugnativa,
spesso vittoriosa, di fronte ai competenti
Tribunali Amministrativi Regionali degli esiti
degli esami scritti: i motivi dei ricorsi si sostanziano
soprattutto sull’inosservanza dell’onere di
motivazione dei giudizi relativi alle prove scritte,
che sempre più spesso risulta effettuato soltanto
attraverso l’attribuzione di un punteggio, ovvero
sulla impossibilità che i temi siano stati non solo
valutati, ma anche letti, nel brevissimo lasso di
tempo (si parla di due-quattro minuti) risultante
dai verbali delle riunioni delle commissioni
d’esame. Significativa, al riguardo, la Relazione
alla Proposta di Legge (Progetto Di Legge N. 7178)
d’iniziativa dei deputati Volontè, Buttiglione, Tassone,
Teresio Delfino, Cutrufo, Grillo, presentata il
6 luglio 2000, sulla modifica dell’articolo 8 della
legge 22/1/1934, n. 36, in materia di accesso alla
professione, nella quale testualmente si legge:”
Non solo l’esame di Stato continua ad essere la
duplicazione di esami universitari già sostenuti
dai candidati, così privilegiando chi non svolge
effettivamente la pratica professionale, limitandosi
all’apprendimento del nozionismo teorico,
ma si continua ad assistere a macroscopiche ed
ingiustificabili sperequazioni negli accessi all’albo
professionale a seconda dei distretti di corte
d’appello in cui esso viene sostenuto”. Il Relatore
esprime poi il sospetto che tale situazione, predeterminando
di volta in volta le percentuali di
candidati da promuovere, persegua l’unico scopo
“….di limitare la concorrenza nel tentativo di
garantire ingiustificabili rendite da posizione, a
danno dell’interesse pubblico.” È indubbia l’esistenza
nel nostro Paese di una notevole tradizione
nel settore delle libere professioni e la presenza
di una folta schiera di eccellenti professionisti nei
vari campi; deve peraltro tenersi nel debito conto
l’attuale mutata situazione, soprattutto a seguito
della globalizzazione del mercato, che rende necessario
un organico sviluppo di servizi adeguati
per l’assistenza delle aziende nella competizione
globale. In questa direzione si muove il disegno
di legge Mastella che delega il Governo a procedere
al riordino delle professioni intellettuali, alla
riorganizzazione degli ordini, albi e collegi professionali,
al riconoscimento delle associazioni
professionali, alla disciplina delle società professionali.
Il Ddl si articola sulla necessità del libero
accesso alle professioni, della eliminazione dei
vincoli territoriali nell’esercizio dell’attività, della
libera concorrenza, della pubblicità, dell’abolizione
dell’obbligo dei minimi tariffari.
Per quanto riguarda l’accesso alla professione il
Ddl contiene numerose innovazioni per agevolare
il tirocinio, che dovrebbe essere remunerato
in relazione all’impegno richiesto ed all’apporto
reso alla attività del professionista stesso, e renderlo
più adeguato ai futuri impegni professionali,
nella ricerca di una più spiccata professionalità
che possa agevolmente concorrere con le associazioni
professionali straniere, sempre più numerose
e agguerrite in Italia .
In questo contesto non
appare sorprendente la recente dichiarazione del
Ministro Mastella sui problemi sollevati dall’eccessivo
numero di avvocati in Italia; e neanche
la provocatoria proposta dell’ Avv. Ivano Lusso
– Segretario Nazionale dell’ANPA–Giovani Legali
Italiani, di risolvere il problema prevedendo “un
pensionamento obbligatorio a sessantacinque
anni d’età per dare, finalmente, spazio ai Giovani
Avvocati”.In tale ottica ci è pervenuto, e ne pubblichiamo
uno stralcio, l’appello della Associazione Contro
Tutte Le Mafie Onlus, che tramite il suo Presidente
Dr Antonio Giangrande ha invitato “i candidati
non idonei all’esame scritto forense a rivolgersi
alla stessa associazione la quale, in qualità di collettore,
si farà promotrice di un ricorso collettivo
al TAR di competenza. Questo sistema, con limitazione
di spese, anche in caso di soccombenza,
darà a tutti la possibilità di tutelare i propri interessi
legittimi, anche ai meno abbienti, che alla
fine sono sempre i perdenti” e ha rivolto la richiesta
“agli avvocati amministrativisti di buona volontà,
rientranti nel territorio della Corte d’Appello
di competenza, a presentare candidatura per
rappresentare legalmente i ragazzi, senza aggravi
strumentali e attivando il gratuito patrocinio,
quando se ne ha diritto”
Il numero sempre più crescente di professionisti
e la loro volontà di diventare protagonisti in un
mondo del lavoro in fase di profondo cambiamento
spingerà i singoli e le associazioni che li
rappresentano a misurarsi con le dimensioni organizzative
e tecnologiche necessarie ad una cultura
dello sviluppo e con il valore aggiunto di qualità
delle loro prestazioni strettamente correlato
alla certificazione costante delle competenze.