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Isidoro Trovato, Corriere della Sera 30/10/09 pag. 35
Albo Avvocati, in 50 mila rischiano di restare fuori
Non sarà semplice e non sarà indolore. La riforma dell'ordinamento forense, attualmente
in discussione alla Commissione giustizia del Senato, provoca ancora una profonda
spaccatura all'interno dell'avvocatura italiana. Da una parte il Consiglio nazionale forense,
guidato da Guido Alpa, con tutta la schiera dell'associativismo istituzionale, dall' altra il
popolo dei giovani avvocati e dei piccoli studi legali. La prima mossa l'hanno fatta gli
organismi istituzionali divulgando un documento nel quale si stila un decalogo di principi
irrinunciabili che dovranno essere contenuti nel nuovo testo di riforma dell'Ordine.
Tra i punti più «caldi» del decalogo c'è sicuramente «la continuità dell'esercizio professionale
come condizione di permanenza nell'albo». È questa la richiesta che scatena il
dissenso dell'Ugai (Unione giovani avvocati). «La verità è che con questa riforma si
vogliono eliminare circa 50 mila avvocati iscritti all'Albo — afferma Gaetano Romano,
presidente Ugai —, cancellati perché non dichiarano una soglia minima di reddito. È una
manovra per stanare gli evasori? Non credo che un evasore sarebbe così sprovveduto da
dichiarare un reddito addirittura al di sotto la soglia minima. Basta stare appena sopra per
vivere tranquillo. E allora si tratta solo di una selezione della razza» .Sul tema però il
Consiglio nazionale forense smentisce la tesi della caccia all'evasione. «È importante
ribadire che questa riforma si pone come obiettivo la tutela del cliente — afferma Pierluigi
Tirale, consigliere segretario del Cnf —. Il nostro compito è quello di accertare che gli
avvocati iscritti all'albo esercitino in modo professionale e non occasionale. Nel testo in
discussione non è specificato quale sarà la modalità di accertamento, un'ipotesi oggettiva
possibile è in effetti quella del criterio reddituale. È indubbio, infatti, che esiste un alto
numero di avvocati che dichiara un reddito addirittura inferiore a quello degli impiegati
degli studi legali. È bene precisare, tra l'altro, che la riforma prevederebbe un'eccezione
alla valutazione del reddito per i giovani ai primi anni di iscrizione all'albo. Ma non
escludiamo di poter riaprire il dibattito per trovare criteri oggettivi diversi dalla valutazione
del reddito». La «battaglia per l'albo» comunque non riguarderà solo i giovani, almeno
stando alle dichiarazioni di Maurizio de Tilla, presidente dell'Oua (Organismo unitario
dell'avvocatura italiana): «Per l'iscrizione all'albo si deve fissare il limite massimo di 50
anni d'età . Abbiamo oltre 200 mila avvocati, altro che casta. È imprescindibile
l'inserimento del numero chiuso all'università e un accesso programmato di 4 mila avvocati
l'anno. È arrivato il momento delle scelte ». Né semplici né indolori.