Da il Messaggero
Cancelliere presa a schiaffi da un avvocato
Un pugno in viso, lividi sul naso e vicino agli occhi, oltre a 5 giorni di prognosi. È il
bollettino medico di una mattina di ordinaria follia vissuta nei giorni scorsi al Tribunale
civile di Roma. Vittima della triste disavventura una cancelliere donna, 60 anni, colpevole
di aver imposto il rispetto delle regole a un avvocato nervoso. L’uomo voleva portare via
dalla stanza un fascicolo, forse per leggerlo lontano dalla confusione che regna sovrana
nei corridoi dell’ufficio esecuzione immobiliari di via Giulio Cesare. Ma il cancelliere ha
opposto un secco no, scatenando l’ira incontrollata dell’avvocato che al rifiuto della signora
ha risposto mollandole un destro in peno volto. E poteva andare anche peggio se un
collega della signora non fosse intervenuto allontanando il difensore. Adesso l’avvocato
rischia una denuncia per lesioni. Non è tuttavia il primo episodio di rabbia vissuto da chi
quotidianamente corre tra una stanza e l’altra dei Tribunali di Roma. Penale o civile la
differenza non esiste. Stress, tensione, stanchezza tra gli addetti ai lavori sono gli effetti di
un degrado, all’apparenza, irreversibile. Un abbandono che provoca tensione tra avvocati,
cancellieri o giudici, costretti tutti i giorni a fare fronte a situazioni sgradevoli. Le cause
sono arcinote perché sono sempre le stesse. Tagli al personale, tagli alla spese di
cancelleria, nessun investimento per snellire le procedure attraverso l’informatizzazione
del sistema. Ma la fotografia dei numeri aiuta a comprendere meglio delle parole. Erano 5
milioni i fascicoli civili e penali lavorati da 49mila dipendenti nel 2001. Oggi il numero dei
fascicoli è salito a 6milioni mentre il personale è sceso a 40mila unita. Un incremento
esponenziale dei carichi di lavoro che sfocia in episodi di violenza gratuita come il pugno
sul volto dell’anziana signora. «Siamo stanchi di promesse - chiarisce Pina Todisco,
rappresentante dei Rdb personale giustizia - Se dal ministero non arriveranno proposte
serie siamo pronti ad adottare delle forme di protesta».