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BRUNO VESPA SULLA MEDIAZIONE

Inviato: lun lug 11, 2011 3:34 pm
da GiovaniAvvocati
http://blog.panorama.it/opinioni/2011/0 ... e-giovani/
Vespa: L’Italia riparta da Fisco, giustizia, infrastrutture e giovani:
Dopo la sberla di Milano e di Napoli, Silvio Berlusconi ha la straordinaria opportunità di guardarsi finalmente allo specchio: «Che cosa resterà di me nella storia?». Lo specchio gli riconoscerà di avere fermato la «gioiosa macchina da guerra» di Achille Occhetto e del Pci-Pds nel 1994, ma gli ricorderà di non avere fatto le grandi riforme liberali per cui è stato eletto. È vero che sia nel 2001 sia nel 2008 le due crisi economiche peggiori del dopoguerra non gli hanno permesso di ridurre le tasse. È vero che i suoi governi hanno abolito l’Ici sulla prima casa, tenuto a bada virtuosamente la dinamica pensionistica, garantito la protezione a centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione a tempo quasi

indeterminato, protetto il risparmio e i conti dello Stato, ridotto l’assenteismo nel pubblico impiego e portato ai livelli più alti d’Europa il dialogo digitale con le amministrazioni pubbliche, abbattuto i vincoli ideologici che bloccavano grandi opere pubbliche, costruito a tempo di record le case per 18 mila aquilani, ripulito Napoli con l’esercito e aperto il termovalorizzatore di Acerra paralizzato dagli ecologisti. È vero che ha fatto la migliore riforma della scuola e dell’università del dopoguerra. Ma qui ha colpito una casta di sinistra.
Ha subito invece il veto delle caste più vicine al centrodestra, a cominciare dagli avvocati che, ricattandolo perfino sul voto di Milano, tentano ogni giorno di annacquare la più sensata riforma del ministero della Giustizia, cioè la mediazione obbligatoria che può far risparmiare anni di giudizi (e di parcelle) a milioni di cittadini. Non è riuscito a ridurre più di tanto la spesa pubblica, ha portato a termine soltanto tre delle grandi opere promesse nel 2001 e non solo per questioni di fondi. Non è riuscito a rendere meno perversi i gironi infernali della burocrazia d’ogni livello e delle lobby che frenano l’Italia. Non ha investito a sufficienza su famiglie, giovani e ricerca, non frenando perciò l’esodo dei cervelli migliori. D’accordo col sindacato, ha protetto gli occupati e trascurato i disoccupati. Non poteva fare tutto, qualcosa di più poteva fare. È stato a lungo frenato su certi temi (a cominciare dalla giustizia) da Gianfranco Fini e da Pier Ferdinando Casini. Oggi non ha più alibi.
Quale interesse ha un signore anziano e straricco, che ha governato più di tutti nel dopoguerra e può sfidare il primato storico di Giovanni Giolitti, se non di lasciare il ricordo di un vero riformatore? Posso sbagliarmi di grosso, ma non credo a una crisi di governo. Una Lega sconfitta nelle sue roccheforti, una Lega che perde Novara, la città del suo fresco e brillante presidente del Piemonte, è una Lega che deve restare con i piedi per terra. L’ok, andiamo avanti, dato la sera stessa dei ballottaggi a Berlusconi da Umberto Bossi e Roberto Maroni, sembra un impegno durevole. Ma occorrono riforme. Quella della giustizia deve marciare senza grida e senza proclami. Ma la priorità assoluta è il fisco, statale e federale. Non sappiamo se davvero la Lega ha raffreddato i rapporti con Giulio Tremonti. Un uomo intelligente come il ministro dell’Economia può anche diventare con onore vicepresidente del Consiglio (magari accanto a Gianni Letta), ma deve esercitare la sua riconosciuta fantasia per alimentare la spesa produttiva. L’Italia ha bisogno di grandi investimenti: sulle infrastrutture e sugli uomini. I giovani e le famiglie, soprattutto. Se Berlusconi non è in grado di dare queste risposte allo specchio, tanto vale che lo rompa.