Giustizia civile Cosa cambia
Affitti, eredità, famiglia Tutte le mosse per fare pace
La soluzione delle controversie entro 120 giorni 155 euro Per una controversia di 10 mila euro si pagheranno 155 euro
Da ieri la giustizia civile ha cambiato volto. Il tempo dirà se l' intervento avrà restituito ai cittadini un sistema con un volto più efficiente o se il risultato sarà servito addirittura a imbruttire l' aspetto attuale. L' esito sarà determinato dalla velocità che l' introduzione della mediazione civile riuscirà a imprimere alla macchina della giustizia. La sfida è impegnativa: smaltire o accelerare parte dei quasi sei milioni di pratiche arretrate e riuscire a fronteggiare l' onda delle nuove controversie. Affitti e contenziosi medici Da ieri, dunque si è passati dalla teoria alla pratica e la riforma riguarderà chiunque voglia intraprendere una controversia su temi come diritti reali (le controversie sulla proprietà), la divisione (soprattutto divisioni di beni in seguito a divorzio), successioni ereditarie, patti di famiglia, la locazione, il comodato, l' affitto di aziende, il risarcimento del danno derivante da responsabilità medica, il risarcimento del danno derivante da diffamazione, i contratti, assicurativi, bancari e finanziari. Chi oggi vuole intraprendere una controversia in merito a una di queste materie dovrà presentarsi presso uno degli organismi accreditati dal ministero della Giustizia: si tratta di organismi privati oppure pubblici come le Camere di commercio, gli ordini professionali tipo quello dei commercialisti ma anche quello degli avvocati (il Consiglio nazionale forense, infatti, ha già formato centinaia di nuovi mediatori). Scelto uno degli organismi accreditati dal ministero, si deposita un' istanza e si versano 40 euro più Iva (si tratta dell' anticipo sulle spese a titolo di avvio della domanda), una cifra che non verrà restituita neanche in caso di insuccesso dell' operazione. Il mediatore Depositata l' istanza, viene nominato il mediatore che sarà libero di condurre gli incontri nel modo che riterrà più opportuno tenendo conto, naturalmente, della volontà delle parti e della necessità di una rapida soluzione. Dal momento del deposito dell' istanza, infatti, il mediatore ha 15 giorni di tempo per far partire le consultazioni e poi quattro mesi per concludere il percorso. In caso di mancato accordo, il mediatore può rivolgere una sua proposta di risoluzione della lite (solo nei casi previsti dalla legge). Se anche questa proposta non viene accettata si passa all' aula di tribunale e si inizia un percorso tradizionale e identico al passato. È bene ricordare però che nel caso in cui la sentenza emessa dal giudice dovesse corrispondere alla proposta del mediatore, le spese del processo verranno addebitate alla parte che ha rifiutato la soluzione conciliativa. Assenza vincolante Nel caso in cui una delle parti facesse mancare la presenza senza un giustificato motivo, il giudice può desumere argomenti di prova di presunta colpevolezza. Se, invece, si arriva a una felice conclusione del confronto, l' accordo raggiunto con la collaborazione del mediatore è vincolante e, una volta omologato dal giudice, diventa titolo esecutivo per l' espropriazione in forma specifica per l' iscrizione di ipoteca giudiziale. Discorso a parte merita il tema delle spese. Le cifre sbandierate dagli avvocati sono notevolmente diverse da quelle fatte circolare dai mediatori. Proviamo a seguire quelle indicate da quest' ultimi e consideriamole come una sorta di listino prezzi. Tutto dipende dal valore delle controversie: per quelle fino a mille euro bastano i 40 euro versati al momento dell' istanza, quelle che hanno un valore superiore a 5 milioni di euro richiederanno un pagamento di 6 mila euro. Ma in Italia le controversie più diffuse hanno un valore che oscilla dai 10 mila ai 40 mila euro: e così per un valore di 10 mila euro si pagheranno 155 euro al mediatore, per un valore di 25 mila euro si verseranno 235 euro e per un valore di 40 mila il costo sarà di 395 euro. Sulle spese di mediazione però è riconosciuto alle parti un credito d' imposta fino a 500 euro, in caso di successo della mediazione, altrimenti 250 euro anche in caso di insuccesso. Le sedi Adesso non rimane che assistere all' evolversi concreto degli eventi: serviranno uomini, sedi e mezzi sufficienti per far sì che questa riforma risulti realmente efficace. L' obiettivo non è semplice ma non bisogna dimenticare che in Italia solo la metà delle cause civili giunge a sentenza, l' altra si risolve con l' abbandono del danneggiato o con un accordo tra i litiganti e solo dopo molti anni di controversie (al momento sono 5,6 milioni le cause arretrate). Difficile fare peggio. Isidoro Trovato RIPRODUZIONE RISERVATA
Trovato Isidoro
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Giustizia civile Cosa cambia L' analisi Le insidie: soltanto 200 camere di mediazione e il malcontento dei professionisti
Alla riforma della stretta di mano ora servono fondi (e un po' di fiducia)
La svolta Un primo passo nella logica della Big Society, responsabilizzazione dal basso La devoluzione La devoluzione delle competenze pubbliche verso i professionisti
Chiamatela, se volete, la riforma della stretta di mano. Ma per una volta la politica si è dimostrata meno litigiosa della società civile e ha aperto la strada a una giustizia più veloce e amica dei cittadini. La riforma della conciliazione non è di quelle che scaldano i cuori, riempiono le piazze, mobilitano gli intellettuali, ma è maledettamente utile ed è stata approvata in Parlamento - udite! udite! - con voto bipartisan. Per comprenderne a pieno il valore operativo basta pensare che in Italia ci sono circa 6 milioni di cause civili pendenti e quindi almeno 1 cittadino su 5 aspetta con trepidazione che i tribunali si pronuncino sull' azione che ha mosso o di cui è stato fatto oggetto. In media questi nostri connazionali aspettano 4 anni e 7 mesi per ottenere un giudizio tra primo e secondo grado e 8 anni più 3 mesi per sapere come si è concluso un fallimento. I costi ve li lasciamo immaginare. Da ieri sarà possibile cominciare ad abbattere questa montagna di contenzioso, che avvelena la convivenza, ammazza il business e contribuisce a tenere lontani dall' Italia gli investimenti stranieri, grazie a una soluzione conciliativa (obbligatoria) studiata da un mediatore e che potrà avere un iter massimo di quattro mesi. Basta esaminare pochi dati, dunque, e risulta evidente che per una volta il buon senso si è fatto legge e per di più a costo zero. Ma se vogliamo c' è anche lo spazio per una riflessione politicamente più sofisticata. La riforma della stretta di mano è un atto che si muove nel solco della sussidiarietà perché devolve funzioni verso il basso, contribuisce a snellire la pubblica amministrazione e nel contempo dà protagonismo alla "società di mezzo", dalle Camere di commercio alle organizzazioni dei professionisti. Senza voler esagerare si può convenire che anche con delle piccole modifiche dell' ordinamento si entra nella logica di una Big Society all' italiana, fatta di ammodernamento in alto e responsabilizzazione dal basso. Ma come si sa questi non sono tempi per apprezzare i segnali positivi, si cercano solo palingenesi. Detto della bontà delle scelte fatte dal governo non si può tacere della incredibile lentezza dei preparativi. Ai nastri di partenza ci sono meno di 200 camere di mediazione già pronte. Nel Veneto se ne contano solo nove, a Milano sette, a Firenze due e a Bologna una (!). È evidente che con numeri così risicati non si potrà parlare mai di una vera riforma, sarebbe come proporsi di prosciugare il mare con il classico secchiello. Anche per questo motivo saranno importanti le scelte che andranno a fare i professionisti. Le letture più maliziose sostengono che gli avvocati si oppongono strenuamente alla riforma, specie nei territori da Roma in giù, in difesa delle loro parcelle. Messi in difficoltà dai tagli di fatturato causati dalla Grande Crisi i legali avrebbero trovato la loro trincea. Speriamo che così non sia, sarebbe una scelta da miopi. Un processo di devoluzione delle competenze pubbliche dall' alto verso il basso non può che nel medio termine rafforzare il ruolo di tutte le professioni, come sostiene da tempo il sociologo Gian Paolo Prandstraller. Il terziario italiano è gracile, non ha strutture competitive e più le professioni si chiudono a riccio nella difesa di illusori privilegi più il futuro si allontana. E si acuiscono le contraddizioni tra seniores e giovani, per altro già stridenti. Fortunatamente ci sono categorie come i commercialisti che hanno fatto altre scelte e anche all' interno del mondo legale non tutti hanno voluto seguire la logica del muro contro muro. E questo, è uno di quei casi in cui la pazienza paga. Dario Di Vico
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Di Vico Dario