Messaggioda GiovaniAvvocati » lun mar 14, 2011 4:43 pm
IL SOLE 24 ORE Per ogni «conciliatore» oltre 2 mila liti l'anno
Lun. 14 - A pochi giorni dal debutto del 20 marzo la conciliazione delle liti civili fa i conti con i numeri. E "scopre" che per questa tranche della riforma – quella che rende obbligatorio il passaggio dal mediatore prima del tribunale, almeno per un pacchetto di materie – ogni organismo di mediazione sarà chiamato a sciogliere circa 2mila cause l'anno. Mentre l'intero meccanismo potrebbe incepparsi su uno stop imposto dal Tar del Lazio – di cui si attende la decisione –, è questo il primo risultato dell'indagine del Sole 24 Ore sulla distribuzione territoriale delle strutture conciliative e del carico di fascicoli che li attende. L'indagine mostra poi le lacune nella copertura: sono infatti 14 le province prive di sportelli di mediazione (Ascoli Piceno, Cremona, Enna, L'Aquila, Livorno, Lodi, Mantova, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia-Tempio, Oristano, Pistoia, Sondrio).
A oggi, infatti, sono 160 gli organismi accreditati dal ministero della Giustizia, ai quali vanno sommate 264 sedi secondarie: in totale 424 enti, gran parte dei quali nel Sud (63 in Campania, 56 in Puglia e altrettanti nel Lazio). Dai contratti alle locazioni, la task force dovrà affrontare una parte, tra il 30 e il 40%, di quel milione di liti ordinarie che ogni anno si distribuisce tra tribunali e giudici di pace (solo tra un anno toccherà alle cause condominiali e sui danni provocati dagli incidenti stradali).
A ogni organismo spetta una media tra 1.600 e 2.100 fascicoli l'anno, ma il carico cambia se si scende nei dettagli. E spuntano le sorprese. Se consideriamo quello degli organismi di mediazione come un business – e senza dubbio lo è – ci si accorge che il baricentro punta verso il Mezzogiorno. È infatti in Campania, Calabria e Puglia che gli enti si divideranno le fette più grandi della torta: in Campania il doppio della media (tra 3.200 e 4.300 mediazioni l'anno).
Prima tra le regioni settentrionali è il Piemonte, che ospita quattro sedi principali. Poche. Tanto che il presidente del tribunale di Torino, Luciano Panzani, ha convocato i responsabili degli organismi locali, dai quali ha avuto ampie rassicurazioni. Gli enti torinesi, pronti a dedicarsi a tempo pieno alla partita, hanno garantito di poter gestire fino a 200 "prime comparizioni" al giorno, il primo contatto tra le parti in causa e il mediatore. Nel corso di queste sedute, peraltro, probabilmente verrà consumata una buona parte del contenzioso. È qui, infatti, che dovrebbero esaurirsi tutti i casi in cui non c'è spazio per trovare un accordo. In questi casi la prima comparizione si trasforma in una mera formalità in cui il "paciere" deve limitarsi a redigere il verbale per consentire alle parti di andare davanti al giudice per la causa ordinaria.
I mediatori del Lazio, grazie al record di 30 sedi principali, avranno un carico ben al di sotto degli standard nazionali. La Lombardia, invece, è allineata con la media. Domenica Angela Tripodi, amministratore unico di «Meco - Mediazione-conciliazione srl» di Monza, organismo che conta venti mediatori, avvocati e dottori commercialisti, conferma che la previsione di poco più di 2mila fascicoli l'anno per gli enti lombardi è verosimile: «è la stima che ci ha fatto la camera di commercio nello studio di fattibilità sulla nostra start up».
Il tutto – come detto – sempre che il ricorso presentato al Tar Lazio dall'Organismo unitario dell'avvocatura non risulti vincente. Due i punti all'ordine del giorno: l'annullamento del regolamento ministeriale e/o il rinvio alla Corte costituzionale delle disposizioni che prevedono l'obbligatorietà della conciliazione in determinati settori e che consentono a professionisti non esperti in materie giuridiche ed economiche di rivestire il ruolo di mediatore. Un rebus non solo per l'infelice tempistica, ma anche per i diversi scenari giuridici. Perché se, ad esempio, venisse bocciato il solo regolamento, tornerebbero in vita i precedenti decreti ministeriali che disciplinano la mediazione nel diritto societario, il cui contenuto tamponerebbe il buco creato dalla bocciatura fino all'adozione di un nuovo regolamento. A.M. Candidi
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Addio alle cause civili - Avvocati al Tar contro i «mediatori»
Dal 20 marzo obbligo dì rivolgersi ai conciliatori
Dom. 13 - Cause civili: dal 20 marzo parte la mediazione obbligatoria. Niente avvocato, niente tribunale: la composizione delle controversie sarà affidata a mediatori appartenenti alle categorie più disparate, scelti in relazione alla materia del contendere. Ma la riforma, decisa per ridurre i tempi della giustizia civile, non piace agli avvocati. L’Ordine di Milano aderisce astensione dalle udienze dal 16 al 22 marzo proclamata dall’Oua (organismo unitario dell’avvocatura).
E sostiene il ricorso al Tar contro l‘entrata in vigore delle nuove regole. Primo elemento della riforma: la mediazione è obbligatoria. Si parte dal 20 marzo con le cause civili o in materia di diritti reali, divisioni successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, affitti di aziende, danni da responsabilità medica, diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, bancari e finanziari.
Mediazione anche per tutto ciò che riguarda condominio e danni da circolazione di veicoli ma solo a partire dall‘anno prossimo. Oltre che obbligatorio, comporre i dissidi con la mediazione sarà costoso: esborso commisurato al valore della lite.
Per rendere l‘idea, dovrà pagare sia chi ha fatto causa, sia chi l‘ha subita. Si parla di 65 euro a testa quando li valore della lite sta sotto i mille euro, Sì sale gradualmente fino ad arrivare a mille euro ciascuno per tutte le cause che stanno tra i 50 ei 250 mila euro di valore. Per arrivare fino a 9,200 euro a testa per quelle che superano i 50 milioni. Presso il ministero dl Giustizia sarà attivato un registro degli organismi abilitati (enti pubblici o privati; varie organizzazioni da Cia a Coldiretti, passando per Confartigianato, Confapi, Confindustria, ordini degli architetti e dei geometri avrebbero già dato la loro disponibilità, per un totale di 160 organismi autorizzati). I vincoli posti dal decreto legislativo sono minimi: il potenziale organismo di mediazione deve avere almeno cinque mediatori, i capitali necessari a costituire una srI, la capacità di svolgere l‘attività in almeno due regioni. Per quanto riguarda i mediatori, basterà una laurea triennale o, in alternativa, l‘appartenenza a un Ordine professionale. In più sarà necessario frequentare un corso di 50 ore, più aggiornamenti di 18 ore l‘anno. Non sarà tenuto a fare il corso chi ha già svolto almeno 20 mediazioni. In ogni caso per attestare i requisiti basterà l‘autocertificazione. Se l‘opposizione degli avvocati era scontata (la conciliazione toglie lavoro alla categoria) meno ovvi i dubbi delle associazioni dei consumatori.
«Da tempo chiedevamo che si facesse qualcosa per ridurre il contenzioso civile fa presente Tommaso Di Buono, segretario dell‘Adiconsum di Milano. Ma la soluzione che sta per entrare in vigore non ci soddisfa. Al posto della mediazione avremmo preferito la conciliazione, con le parti de si confrontano direttamente, senza bisogno di un terzo che, di fatto può imporre una soluzione alleandosi con l‘uno o con l‘altro. E poi c‘è il rischio che questi mediatori non siano sempre all‘altezza. Non siamo d‘accordo nemmeno sull‘abbligatorietà>>.Secondo Adiconsum si sarebbe potuto puntare sulle Camere di commercio «Da sempre hanno al loro interno delle camere arbitrali. In quanto enti pubblici non hanno nessun interesse a tirare in lungo>>.
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