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Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: mer dic 28, 2011 7:58 pm
da GiovaniAvvocati
LA STAMPA
Crescono i poteri dei conciliatori
Entro marzo andrà a regime l’arbitrato obbligatorio per decongestionare le cause civili
Sarà uno dei pilastri della Fase 2, il rilancio della giustizia civile in Italia. Non potrebbe esserci situazione più catastrofica: quasi 4 milioni di cause pendenti, un arretrato che cresce da venti anni (ma nel 2010 il trend si era finalmente invertito, sia pure di pochissimo), 2,8 milioni di nuove cause ogni anno, tempi lunghissimi per arrivare a una sentenza definitiva. Siamo la Cenerentola dell'Europa e per questo richiamati anche nella famosa lettera d'agosto. Il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, in un suo recente libro ricorda uno studio di Bankitalia, ovvero che l'inefficiente giustizia civile ci costa «l'1% del Pil, all'incirca 22 miliardi di euro». Numeri spaventosi. Ecco dunque che il premier ha messo la riforma della giustizia civile in cima alla sua agenda. E la ministra Paola Severino sta spronando i tecnici del ministero della Giustizia perché sia elaborato al più presto un pacchetto di piccole e grandi riforme per portare a compimento ciò che è stato avviato
dal suo predecessore Alfano.
La prima riforma della Severino, che immancabilmente cozzerà contro i localismi italiani, e qui si vedrà se il governo dei tecnici ha la forza di rompere incrostazioni ultradecennali, riguarda la geografia giudiziaria. Anche nel settore civile i centri giudiziari sono distribuiti sul territorio in maniera antica e irrazionale: ci sono molte sedi sottoutilizzate, altre travolte dalla mole del lavoro. Un accentramento intelligente farebbe risparmiare allo Stato e assieme accelerare il sistema nel suo complesso.
La seconda riforma della Severino sarà anch'essa impopolare, ma al ministero della Giustizia ci credono fermamente: nel marzo del 2012 andrà a regime la riforma della cosiddetta media-conciliazione (che è un arbitrato obbligatorio, un filtro della durata di 40 giorni per accedere eventualmente alla giustizia civile). Finora i «conciliatori» si occupavano solo di successioni ereditarie, locazioni, affitto di aziende, responsabilità medica, contratti assicurativi bancari e finanziari. Dal 1 aprile cominceranno ad occuparsi di cause condominiali e risarcimento del danno, cioè di tutta l'infortunistica stradale. Con buona pace degli avvocati, che sono già sul piede di guerra da un anno, è questa dell'arbitrato obbligatorio l'unica strada che il ministero della Giustizia vede come deflattiva del processo civile. E sul punto concordano tutti, da Monti alla Severino, al Quirinale, a Confindustria, a Banca d'Italia, alle organizzazioni internazionali: è assolutamente indispensabile sbloccare la giustizia civile, velocizzare i tempi, aggredire l'arretrato, scoraggiare la domanda anomala e ridurre i flussi, perché altrimenti i capitali stranieri continueranno a non arrivare in Italia e le nostre imprese saranno penalizzate rispetto alla concorrenza. Ma di questo la ministra Severino parlerà già oggi a margine del consiglio dei ministri.
Infine, a corollario delle due riforme di cui sopra, entro agosto il governo dovrà emanare i decreti delegati per la riforma degli ordini professionali quindi anche degli avvocati). S'intende introdurre forme di concorrenza come ci chiede l'Europa e come le lobbies di casa nostra temono fortemente. Quanto la materia sia incandescente, però, il governo se n'è reso conto al momento di trasformare il decreto Salva-Italia in legge. All'articolo 33 era scritto inizialmente che gli ordini professionali sarebbe stati sciolti ad agosto. Poi, causa proteste, la «tagliola» è scomparsa. Ma molte innovazioni sono in marcia e sia Monti che la Severino insisteranno. Francesco Grignetti

L’UNITA’
Disastro civile, la giustizia più lenta d’Europa trascina a fondo il Paese
Italia fanalino di coda per la durata dei procedimenti. L’inefficienza ha gravi costi in termini di Pil e di investimenti. Il governo vuole partire dalle mediazioni, che bloccano migliaia di fascicoli, e dall’accorpamento dei piccoli tribunali
Non la bacchetta magica ma una bella cura ricostituente. Per dirla con le parole di un membro del governo, «non pensiamo di riuscire ad invertire la rotta di questo cacciatorpediniere che è la giustizia civile ma almeno di dare una bella sferzata». Uno stop ai motori e almeno disegnare un'altra rotta. La differenza è, al solito, nella sobrietà tra chi annuncia l'impossibile e poi non fa nulla, o molto poco per anni, e chi invece indica la cura giusta. Il presidente Monti ha parlato di tre pilastri a costo zero intorno ai quali far ruotare la cosiddetta "fase 2" - termine non condiviso dal premier - quella della ripartenza. O almeno del tentato rilancio della nostra economia. Uno dei pilastri è il buco nero della giustizia civile che si mangia interi punti di Pil (un punto, circa 16 miliardi, se ne va per la lunghezza dei processi, secondo la Banca d'Italia) e precipita l'Italia in fondo al pianeta. Il Rapporto Doing Business 2012 della Banca Mondiale, la bibbia degli investitori e delle imprese, del mondo economico e finanziario, piazza l'Italia al penultimo posto (87) nella «facilità di fare affari" davanti soltanto alla Grecia (100) e al 158 esimo posto (su 183) sul fronte dell'esecuzione dei contratti in base a un indicatore che misura l'efficienza del sistema giudiziario civile nella risoluzione di una controversia commerciale. L'Italia è addirittura penultima nella durata media di un procedimento per dirimere una controversia commerciale (1210 giorni) a fronte di una media europea di 556 giorni. Il premier ha chiesto al ministro della Giustizia, e a tutti gli altri ministri per le proprie competenze, di preparare schede che raccontino cosa è stato fatto nel pianeta giustizia in questo mese e mezzo. E cosa è in agenda nei prossimi cento giorni. Sarebbe utile e importante ano che per i mercati dare segnali di qualcosa di concreto nel pianeta giustizia civile.
Indicare il possibile ed evitare di raccontare l'impossibile è la cifra di tutto il governo Monti. E del ministro Severino.
Quello che la scheda-Giustizia oggi porterà all'attenzione del premier è quindi un combinato disposto di iniziative piccole e light il cui effetto generale e complessivo dovrebbe essere quello di ridurre e di parecchio i tempi del processo civile (la media nazionale è 3.449 giorni) e la montagna di arretrato: cinque milioni e mezzo di cause (sono tre milioni e 200 mila nel penale). «Si punterà molto su mediazione e conciliazione - spiegano fonti del ministero : soprattutto per la cause che hanno a che fare con le liti condominiali e l'infortunistica stradale». Due voci che pesano per decine di migliaia di fascicoli.
Un altro intervento che può andare a regime entro marzo è la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che punta ad accorpare i piccoli distretti e chiudere i piccoli tribunali. Ce ne sono ancora 1.500 con pochissimi giudici, uno spreco e spesso un bastone tra le ruote. Risultato atteso: recupero di giudici e pubblici ministeri e di personale amministrativo. Oltre al fatto che molte cause, specie nel fallimentare, si paralizzano proprio per problemi di conflitti tra distretti confinanti. È di questi giorni il caso di una ditta in una regione del sud che stava per essere rilevata dal fallimento ma l'acquisizione è stata bloccata per conflitti tra creditori. Si tratta di posti di lavoro salvati e adesso a rischio.
Non è la ricetta dei miracoli. E' una ricetta possibile. C'è dentro la completa digitalizzazione di atti e notifiche e la revisione degli ordini professionali. In Italia ci sono 207 mila avvocati, 3,5 ogni mille abitanti (era uno ogni mille fino al 1985), 32 per ogni giudice mentre in Francia sono 8 e in Inghilterra 5. Un'altra spinta deve arrivare dalle liberalizzazioni. Il detto, tra gli avvocati, è: «causa che pende, causa che rende».
Non c'è dubbio che le tariffe attualmente in vigore premiano chi firma più atti e non chi accorcia i tempi o evita i processi. In via Arenula hanno lavorato alle modifiche sul processo civile tenendo presenti quattro indicatori: in Italia servono 4 anni e mezzo per il primo grado contro la media europea che oscilla tra gli 8 e i 18 mesi. Tra i 15 e i 20 anni per definire un fallimento e la relativa liquidazione. Per non parlare dello scandalo delle procedure esecutive. Una storia infinita dove, alla fine, l'onesto creditore rischia di non trovare più nulla perchè nel frattempo il furbo debitore ha fatto in tempo a nascondere, non avendolo dichiarato, buona parte del suo tesoro.
Claudia Fusani

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: ven dic 30, 2011 7:43 pm
da GiovaniAvvocati
ITALIA OGGI



L'intervento
Il mediatore, l'unico professionista condannato al tirocinio a vita

di Giuseppe Naim - Avvocato

La circolare ministeriale del direttore generale della giustizia civile, emanata il 20 dicembre 2011, che «chiarisce ed interpreta» il dm 145 2011, ci comunica ufficialmente che la figura del mediatore è l'unica professione in Italia, (e forse nel mondo) nella quale professionisti già abilitati all'esercizio della loro attività, sono obbligati per tutta la carriera a prestare lunghi periodi, gratuiti, di tirocinio.
Evidentemente il mediatore è tenuto in grande considerazione da parte del ministero della giustizia, e la sua professionalità ritenuta molto più importante di quella di notai, avvocati, commercialisti, docenti universitari, medici, ingegneri e degli stessi magistrati, che notoriamente accedono alla professione dopo un più o meno lungo periodo di praticantato, ma che pur richiedendo alcuni requisiti in materia di aggiornamento e formazione permanente, non vengono certo sottoposti ad un imbarazzante «tirocinio assistito» presso i loro colleghi e pari grado, con cadenze pressoché mensili e lungo tutta la carriera.
Il pastrocchio nasce dal decreto interministeriale 6 luglio 2011 n. 145, pubblicato nella G.U. n. 197 del 25 agosto 2011, regolamento di modifica al decreto 18 ottobre 2010 n. 180, ora «chiarito ed interpretato» dalla circolare del 20 dicembre. Il suddetto decreto oltre ad intervenire su altri aspetti, modifica i requisiti per i mediatori, previsti dall'art. 4 comma 3 del dm 18 ottobre 2010 n. 180.
L'art. 2 del dm 145/2011 così recita: «All'articolo 4, comma 3, del decreto del ministro della giustizia 18 ottobre 2010, n. 180, sono apportate le seguenti modificazioni:
la lettera b) è sostituita dalla seguente: «b) il possesso, da parte dei mediatori, di una specifica formazione e di uno specifico aggiornamento almeno biennale, acquisiti presso gli enti di formazione in base all'articolo 18, nonché la partecipazione, da parte dei mediatori, nel biennio di aggiornamento e in forma di tirocinio assistito, ad almeno venti casi di mediazione svolti presso organismi iscritti;»
Vediamo come la circolare illustra la novità. L'art.2, comma 1, del d.i. 145/2011 ha introdotto una modifica all'art.4, comma 3, del d.i. 180/2011 in tema di formazione dei mediatori. In particolare, la precedente versione della previsione normativa in esame richiedeva che i mediatori, una volta iscritti, avevano comunque l'obbligo di compiere uno specifico aggiornamento, almeno biennale da acquisire presso enti di formazione accreditati secondo quanto previsto nell'art.18 del medesimo regolamento. Il suddetto art.18 prevede, per chiarezza, che il percorso di aggiornamento formativo deve avere una durata complessiva non inferiore a 18 ore biennali, articolate in corsi teorici e pratici avanzati, comprensivi di sessioni simulate partecipate dai discenti ovvero, in alternativa, di sessioni di mediazione. La circolare si preoccupa quindi di illustrare la ratio di tale aggiunta, che sarebbe finalizzata «al perseguimento dell'obiettivo di assicurare nel tempo una sempre maggiore competenza tecnica di ciascun mediatore, nell'ambito del percorso di aggiornamento biennale, anche una attività formativa pratica, imponendo un tirocinio obbligatorio assistito presso altri mediatori».
Ciò in quanto nella fase di prima applicazione dell'istituto della mediazione si è visto come «i mesi successivi all'entrata in vigore del regolamento 180/2010 avevano evidenziato un profilo particolarmente rilevante sul piano della effettiva esperienza pratica del mediatore iscritto presso un organismo di mediazione». La logica espressa appare discutibile già nelle premesse, e ancor più nella pretesa applicazione. Poiché i mediatori ammessi in base alla legge ad esercitare questa attività, nuova per definizione, appaiono privi di esperienza pratica, allora, pur lasciando inalterati i requisiti necessari e sufficienti per l'accesso alla professione, con piena titolarità dei poteri e libera spendibilità nel mercato degli organismi di mediazione, li si costringe non a qualificarsi prima di ottenere l'iscrizione al registro, bensì a effettuare dopo «la pratica», assistendo, muti e gratuiti testimoni, altri colleghi pari grado in almeno 20 procedure, in un biennio. Il tutto contestualmente all'esercizio della professione per la quale si è abilitati e, fatto più unico che raro, esercitando alternativamente il ruolo di «dominus» e di «praticante»! Questo dovrebbe rassicurare il cittadino utente e gli organismi di mediazione che investono nel settore, che ne ricaverebbero maggiori garanzie in termini qualitativi.
Riteniamo invece che tutto ciò si traduca in una controproducente perdita di tempo e in uno spreco di risorse sia per gli organismi di mediazione , che dovranno organizzarsi per assicurare una platea di «tirocinanti» durante le sedute di mediazione, sia per i professionisti mediatori, costretti ad una umiliante quanto improduttiva e burocratica trafila di alternanza tra procedure «vere» e procedure «tirocinanti gratuite» dalla dubbia utilità, con ovvie conseguenze sotto il profilo economico e della produttività, con buona pace della ricerca di una maggiore competitività del sistema Italia e del sistema giustizia, con immediate conseguenze proprio sulla qualità di quei professionisti che dovrebbero avvicinarsi a questa nuova attività.
Sarebbe auspicabile un pronto revirement che riconduca il tutto in un alveo più naturale, che valorizzi l'istituto della mediazione e i suoi attori, senza inutili bizantinismi, con una verifica puntuale dei requisiti all'accesso, con eventualmente l'espletamento di un periodo di tirocinio prima dell'iscrizione nel registro.
Una volta iscritto e abilitato a mediare, al professionista mediatore deve però essere riconosciuto il diritto di esercitare con dignità e nella pienezza della funzione, salvo l'aggiornamento, già previsto dall'art. 18, anche con sessioni pratiche. Esattamente al contrario dell'interpretazione fornita dalla circolare che alla domanda «la norma ha valenza per i mediatori da iscrivere ovvero per i mediatori già iscritti?», risponde che «il suddetto nuovo requisito (il tirocinio biennale, ndr) non possa che riguardare solamente i mediatori già iscritti, essendo impensabile che si sia fatto riferimento ad un biennio di aggiornamento per chi non ha ancora ottenuto l'iscrizione». A dire il vero sembra impensabile che sia richiesto un tirocinio dopo l'abilitazione e lo si qualifichi impropriamente come aggiornamento, quando invece è tutt'altra cosa.

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: lun gen 09, 2012 6:57 pm
da GiovaniAvvocati
Mediazione. Gli avvocati non vogliono conciliare





Il cantiere delle liberalizzazioni. Governo nuovo, scontri vecchi Possibili manifestazioni di protesta contro le nuove misure per favorire la giustizia alternativa. De Tilla : «Un fallimento» lun. 9 - È iniziato lo scontro fratricida fra il ministro della Giustizia Paola Severino (avvocato) e il mondo dell'avvocatura italiana. «Prendiamo atto delle dichiarazioni del governo sull'attuazione del programma che riguarda la disciplina delle professioni e gli interventi sull'amministrazione della giustizia - dice Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense -. Nonostante più volte tutte le componenti dell'avvocatura abbiano presentato urgente istanza per essere sentite e poter esporre all'esecutivo i pericoli gravi a cui sono esposti i diritti dei cittadini con riforme che limitano la loro difesa, non hanno avuto ascolto, né hanno avuto modo di rappresentare le loro proposte». L'accelerata. Una dura reazione che annuncia l'assemblea plenaria di tutta l'avvocatura il 14 gennaio a Roma, per avviare una mobilitazione permanente contro le iniziative del governo su liberalizzazioni e giustizia civile, senza escludere manifestazioni di protesta. Il tema più «caldo» sul tavolo del confronto è ancora la mediazione civile: gli avvocati la bollano come inutile e dannosa, il ministro Severino la indica come strumento di punta su cui puntare per un'indispensabile velocizzazione della giustizia. «Dobbiamo dissentire dalle dichiarazioni del ministro, e collega, Severino in merito alle sue recenti dichiarazioni sulla conciliazione obbligatoria e sulle tariffe - afferma Maurizio de Tilla, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura -. La conciliazione obbligatoria è fallita. Dopo otto mesi dalla sua entrata in vigore non sono più di tremila le conciliazioni effettivamente realizzate con la procedura di obbligatorietà. E in queste vanno comprese le controversie che le parti assistite dagli avvocati avevano già conciliato e sono andate davanti al mediatore per ottenere un titolo esecutivo». Il ministro, invece, in un'intervista al Corriere della Sera, ha fornito altri numeri: dal 21 marzo al 30 settembre 2011 sono stati 33.800 i procedimenti aperti, più di 19.000 quelli definiti, per un valore medio della controversia pari a 93 mila euro, il 75% riguarda la mediazione obbligatoria, il 23% quella volontaria, l'1% quella delegata e l'1% quella obbligatoria per clausola di contratto. «Ma il fallimento della conciliazione è tanto più grave in quanto si sono spese somme ingenti - ribatte de Tilla - per formare mediatori, insediare Camere di conciliazione pubbliche e private, alle quali si aggiungono forti costi di accesso alle procedure per le materie dei diritti reali, delle successioni, delle divisioni, della responsabilità medica. Il tutto senza dimenticare la spada di Damocle che pende sulla mediazione: ben sei ordinanze hanno investito la Corte costituzionale e la Corte europea di Giustizia per l'esame sulla costituzionalità e sulla compatibilità con la normativa comunitaria». Più conciliazione. Però l'ormai insostenibile lentezza della macchina giudiziaria italiana non ammette rinvii ed è per questo che il nuovo ministro si attende grandi risultati dalla mediazione soprattutto quest'anno quando si applicherà anche alle liti condominiali e agli incidenti stradali. In attesa di sapere ciò che deciderà la Corte costituzionale. «Come fa il ministro della Giustizia - continua de Tilla - a ignorare il rischio di anticostituzionalità? È responsabile tutto ciò? Riguardo alle tariffe, leggiamo sui giornali una indicazione preoccupante che verrebbe dal governo: l'abrogazione dell'articolo 2233 del Codice civile dove si stabilisce che la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione. Sono due punti indeclinabili che riguardano la sfera etica e premiale. Il mercato non può cancellare con un colpo di spugna i valori delle professioni. L'Etica, con la E maiuscola, non può essere estranea al governo presieduto dal professor Monti».


Data: 09/01/2012

Fonte: CORRIERE ECONOMIA

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: mer gen 11, 2012 6:11 pm
da GiovaniAvvocati
SOLE 24 ORE
Consulta. Decisione più vicina
Sulla conciliazione udienza a febbraio
ROMA. Si stringono i tempi per uno dei verdetti più attesi dagli avvocati. La Corte costituzionale dovrà svolgere l'udienza sulla legittimità della conciliazione obbligatoria entro il 6 febbraio. Sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 54 del 28 dicembre 2011, dedicata alle sentenze e ordinanze della Consulta, è stata infatti pubblicata l'ordinanza di rinvio del Tar del Lazio. Entro il 17 gennaio le parti dovranno costituirsi e l'udienza dovrà essere fissata nei 20 giorni successivi. La questione di legittimità sollevata dai giudici amministrativi riguarda aspetti cruciali del tentativo di conciliazione come condizione di procedibilità diventato operativo a partire dal 21 marzo scorso in un ampio ventaglio di materie del contenzioso civile.
È possibile che il giudizio della Corte costituzionale arrivi così prima dell'entrata in vigore della seconda tranche della mediazione, quella che, a partire dal prossimo 21 marzo, estenderà l'obbligo della procedura anche ad altre due materie chiave come le cause in materia di condominio e quelle di risarcimento danni da incidente stradale. Fortemente voluta dal precedente ministro della Giustizia, Angelino Alfano, la conciliazione obbligatoria non è stata sconfessata dalla nuova amministrazione di Paola Severino che, anzi, ha previsto, nell'ambito del decreto legge sulla giustizia civile in discussione al Senato, di rafforzare i vincoli per la parte contumace.

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: mar gen 24, 2012 7:18 pm
da GiovaniAvvocati
LA REPUBBLICA – Affari e Finanza
Controversie civili la mediazione diventa obbligatoria
Lun. 23 - Un arretrato di quasi 9 milioni di processi: 5,5 sono civili, con tempi di attesa che in
questo settore superano i 7 anni. È un consueto bollettino di guerra (persa), la relazione annuale del
ministro della Giustizia, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario la settimana scorsa.
E se il personale togato appare a dir poco oberato, per il cittadino affranto l’aura più "casual" e
informale dei mediatori gode inevitabilmente di un certo appeal, almeno sulla carta. Soprattutto alla
luce della suadente promessa con cui la mediazione obbligatoria, per una serie di materie (come le
successioni ereditarie, i patti di famiglia, la locazione, il risarcimento danni da responsabilità
medica, i contratti assicurativi, bancari e finanziari), è stata introdotta lo scorso 21 marzo: massimo
4 mesi, come prevede la legge, per tentare di risolvere le controversie.
Dalla riforma (decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010) rimasero temporaneamente fuori le
numerosissime liti in materia di condominio e di risarcimento dei danni per gli incidenti stradali:
materie che dal prossimo 20 marzo rientreranno nell’obbligatorietà della mediazione.
«Si tratta di un’importante riforma», ha affermato il ministro Severino nella menzionata relazione.
«Rispetto alle 33.808 mediazioni iscritte nel primo semestre del 2011 – ha osservato si può cogliere
un trend in crescita: a novembre 2011 le mediazioni registrate hanno superato la soglia delle 53.000
unità». E il tentativo di mediazione, quando le parti si presentano (spesso non lo fanno), «si
conclude con successo nel 60% dei casi, fatto che testimonia le grandi potenzialità deflattive
dell’istituto».
Lungo la Penisola sono oggi 770 le sedi degli organismi (pubblici o privati) di mediazione iscritti
all’apposito registro del ministero. Napoli ne conta 93, Roma 147, Milano 59. Numeri lievitati
rispetto al marzo 2011, segno di una certa vivacità dell’offerta. Anche se la qualità formativa dei
mediatori resta un’incognita: come requisito minimo è richiesto loro il possesso della laurea
triennale o l’iscrizione a un ordine professionale; i corsi, con costi generalmente compresi tra i 600
e i 2.000 euro, prevedono un minimo di 50 ore, più un "tirocinio assistito".
Le camere di commercio si sono date particolarmente da fare. I loro 90 organismi assorbono oltre il
35 per cento del "mercato". «La mediazione civile e commerciale è una risposta efficace che
incontra le esigenze delle imprese e dei cittadini», dice il presidente di Unioncamere, Ferruccio
Dardanello. «Ci auguriamo che il percorso tracciato vada avanti interessando anche altre materie
oltre a quelle che entreranno in vigore dal prossimo marzo».
Eppure, a sentire i pareri di professionisti e utenti, la riforma ha diverse zone d’ombra. «Non credo
molto in questo strumento, in primo luogo perché negli anni passati non ha mai funzionato, neppure
negli altri settori: ovvero i tentativi di conciliazione nelle controversie di lavoro o per i contratti
agrari, o anche nei tentativi disposti dal giudice in caso di separazione e divorzio», dice Michele
Tamponi, ordinario di diritto civile alla Luiss. «In tutti questi casi si tratta di formalità che fanno
perdere tempo, perché bloccano la prosecuzione del giudizio».
Tamponi sottolinea l’aspetto che più ha alimentato i detrattori della riforma: «Il fatto più
problematico è che il mediatore non necessariamente deve essere un esperto di diritto. La
formazione è un vero business, molti professionisti si sono inventati formatori di mediatori, ma
spesso neppure i docenti sono titolati. Forse su questo punto c’è stata eccessiva fretta da parte del
legislatore».
In ogni caso parecchi avvocati e commercialisti hanno colto le nuove opportunità. «Tra i vari
organismi di mediazione c’è una logica concorrenziale che può rispondere bene allo spirito
condiviso di una maggiore efficienza», afferma l’avvocato Gianni Arcieri, che opera presso un
organismo molto presente nel CentroSud. «Le richieste stanno aumentando, ma c’è bisogno di una
maggiore cultura tra gli utenti: per fare una valutazione seria occorrerà attendere 23 anni».
Tra i settori più interessati dal dilagante contenzioso, che rientra nelle materie obbligatorie del
marzo scorso, c’è il risarcimento danni da responsabilità medica. «La mediazione è per noi una
speranza delusa: di più, è inapplicabile e pericolosissima», afferma Maurizio Maggiorotti, chirurgo
e presidente di Amami (Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente).
«La responsabilità medica è materia troppo complessa per un simile istituto. Essa coinvolge quasi
sempre più soggetti, per esempio l'equipe operatoria e la struttura sanitaria dove si è svolta la
prestazione. Soggetti che avranno interessi diversi e in alcuni casi opposti. Il medico assicurato, poi,
non potrà decidere in autonomia se accettare di pagare una somma a titolo di conciliazione, ci vuole
l’accordo della sua compagnia che, allo stato delle cose, non è stata coinvolta dal legislatore».
Per quanto riguarda le materie che stanno per essere introdotte, è indubitabile l’impatto quantitativo
sulle numerose platee di condomini in lite e di automobilisti incappati in sinistri non risolti. «Per
quanto ci riguarda, la mediazione è uno strumento troppo debole, che favorisce le condotte ostative
di banche e assicurazioni. E comunque gli utenti devono sostenere diverse spese per poi, magari,
andare comunque dal giudice», afferma Lucio Golino, avvocato dell’Adusbef. «È sbagliato il
principio: ottenere una sentenza vera, specie nelle nostre materie, è importante perché fa precedente,
si tracciano le strade per nuovi diritti».
Più concrete, a detta degli amministratori condominiali, sembrano le prospettive per il contenzioso
di loro pertinenza. «La soluzione rapida delle dispute tra condomini sarà incentivata. E anche nelle
vertenze col condominio, per esempio per i morosi che non pagano le rate, potrà intervenire
positivamente il mediatore», nota Pietro Membri, presidente Anaci. «La materia è complessa e
stiamo formando i nostri associati».

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: lun gen 30, 2012 6:43 pm
da GiovaniAvvocati
IL SOLE 24 ORE
Giustizia civile. Gli ultimi dati del ministero confermano l'esiguità (5.000 fino a novembre) delle
intese raggiunte
Conciliazione con avvio lento
Le Corti d'appello segnalano l'inefficacia sulla deflazione del contenzioso
sab. 28 - MILANO. Crescono i procedimenti definiti e aumentano anche quelli andati a buon fine. Ma la
conciliazione stenta a decollare. Anche i dati più recenti forniti dal ministero della Giustizia in occasione
dell'inaugurazione dell'anno giudiziario in Corte di cassazione fotografano una situazione che non accenna a
sbloccarsi.
Dai dati aggiornati a tutto novembre, e quindi a poco più di otto mesi di operatività della mediazione come
condizione di procedibilità in numerose materie del contenzioso civile, risulta che, malcontati, sono circa
5.000 i procedimenti che si sono conclusi con un accordo tra le parti. Su un totale, però, di 51.921 iscritti.
Un numero che si ottiene tenendo presente che quelli definiti sono stati 32.685, con una pendenza finale di
19.978. Ma di quelli definiti solo il 30,6% si è concluso con l'accordo delle parti, mentre in tutti gli altri
(quasi il 70%) una delle parti non è neppure comparsa preferendo rimanere contumace. È vero che nel 52%
dei casi in cui le parti si presentano davanti a un organismo di conciliazione un'intesa si trova. Risultato circa
5.000 accordi. A sottolineare l'impasse ci sono poi anche le considerazioni del primo presidente della
Cassazione, Ernesto Lupo, che ha ricordato come «dalle relazioni trasmesse dai presidenti delle corti di
appello risulta, pur con l'avvertenza di una valutazione basata su dati iniziali e non consolidati, la
constatazione, allo stato, di una scarsa incidenza delle procedure di mediazione sulla deflazione del
contenzioso civile. Crediamo che si possa, realisticamente, formulare un giudizio più positivo in relazione
all'incremento rilevato nel secondo periodo di rilevamento statistico». Il più alto numero di iscrizioni ha
riguardato controversie in materia di diritti reali (10.383), di locazione (5.886), di contratti bancari (4.757), di
contratti assicurativi (4.221), di risarcimento danni da responsabilità medica (3.806). Modeste invece sono
state le iscrizioni in relazione a controversie riguardanti patti di famiglia (53). Il maggior numero di
definizioni ha riguardato controversie in materia di diritti reali (6.277), di locazione (3.788), di contratti
assicurativi (2.825), di contratti bancari (2.724) e di risarcimento danni da responsabilità medica (2.373).
Il numero maggiore di procedimenti pendenti riguarda i diritti reali (4.145), i contratti di locazione (2.117), i
contratti bancari (2.095) e il risarcimento danni da responsabilità medica (1.524). Minoritaria poi la
partecipazione degli avvocati al procedimento sia in caso di assistenza ai proponenti (16,9%) sia in caso di
assistenza agli aderenti (20,5%). Sul punto la tensione è poi destinata a rimanere alta. E le prossime giornate
a risultare a loro modo decisive. Perché il ministero, almeno per ora, non molla la presa, ma ha dovuto
incassare la decisione dei senatori della commissione Giustizia che hanno affossato la norma del decreto
legge con cui si anticipava la sanzione alla parte contumace. Una misura inserita proprio per fare da
deterrente alla condotta della parte che neppure si presenta davanti al conciliatore. Il 6 febbraio, poi, altro
passaggio cruciale con l'udienza della Corte costituzionale che dovrà decidere sulla legittimità di passaggi
chiave della normativa su questioni sollevate dal Tar del Lazio. Con un verdetto che potrebbe anche arrivare
prima del 21 marzo quando dovrà entrare in vigore la seconda tranche della conciliazione obbligatoria con
l'estensione al condominio e al risarcimento danni da incidente stradale. Il tutto in attesa che sulla disciplina
italiana si pronunci anche la Corte di giustizia europea per i profili di coerenza con le indicazioni dell'Unione
europea. Giovanni Negri

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: gio mar 08, 2012 7:48 pm
da GiovaniAvvocati
ITALIA OGGI
Passato un lungo periodo di rodaggio, il sistema obbligatorio entra adesso a regime
La mediazione amplia il raggio
Dal 20 marzo si parte per liti condominiali e sinistri
Ai nastri di partenza la mediazione obbligatoria per le liti condominiali e per i sinistri.
Il 20 marzo 2012 è la data fissata per l'operatività di quella particolare forma di mediazione che
deve essere necessariamente espletata, altrimenti non si può fare la causa davanti al giudice.
La materia è regolata dall'articolo 5 del decreto legislativo 28/2010.
Si prevede, a questo punto, che la mediazione entri nel vivo, una volta passato un lungo periodo di
rodaggio.
Attualmente la mediazione può essere volontaria o obbligatoria per alcune materie, ovviamente
diverse dalle liti condominiali e da quelle sui sinistri. Anche se, va ricordato, si è in attesa della
decisione della Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi anche sulla legittimazione della
mediazione obbligatoria.
Il legislatore, comunque, va avanti spedito, premendo l'acceleratore sulla mediazione e contrastando
i tentativi di depotenziare l'istituto.
Ma cerchiamo di capire che succederà dal 20 marzo 2012.
Si prenda l'esempio di un sinistro stradale che non viene definito mediante trattative stragiudiziali
con l'assicurazione o di una lite per l'uso del cortile dello stabile condominiale.
L'interessato non potrà citare la compagnia o il condominio, ma deve obbligatoriamente rivolgersi a
un organismo di conciliazione. L'esperimento del procedimento di mediazione è, come dice il
decreto 28/2010, condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Se si inizia la causa, senza
passare dal mediatore, l'avvocato della controparte potrà eccepire l'improcedibilità; ma potrà essere
lo stesso giudice, autonomamente, anche senza istanza di parte, a rilevare che è stato saltato un
passaggio: dovrà farlo non oltre la prima udienza. Se, invece, la mediazione è già iniziata, ma non si
è conclusa, il giudice deve fissare la successiva udienza dopo la scadenza del termine di quattro
mesi, fissato dalla legge per la conclusione della mediazione.
Tra l'altro il favore per la mediazione deriva anche dalla regola per cui, il giudice, anche in sede di
giudizio di appello, valutata la natura della causa, lo stato dell'istruzione e il comportamento delle
parti, può invitare le stesse a procedere alla mediazione.
In ogni caso lo svolgimento della mediazione non preclude in ogni caso la concessione dei
provvedimenti urgenti e cautelari.
Attenzione, poi, a trascurare la mediazione avviata: si rischia di pagare forti somme davanti al
giudice.
Il decreto 138/2011, infatti, ha modificato l'articolo 8 del decreto 28/2010 e ha previsto che, proprio
nei casi di conciliazione obbligatoria, il giudice condanna la parte costituita che non ha partecipato
al procedimento senza giustificato motivo, al versamento all'entrata del bilancio dello Stato di una
somma di importo corrispondente al contributo unificato dovuto per il giudizio. L'assenza è punita
anche con una sanzione processuale: dalla mancata partecipazione senza giustificato motivo al
procedimento di mediazione il giudice può desumere argomenti di prova nel successivo giudizio ai
sensi dell'articolo 116, secondo comma, del codice di procedura civile: non è la riproduzione della
regola per cui l'assente ha torto, ma rischia di somigliarci moltio.
Per riepilogare la situazione, va ricordato che la conciliazione obbligatoria deve essre esperita per
tutte le azioni in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di
famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla
circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della
stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. L'avvocato dovrà
porre particolare attenzione a queste materie. In generale il legale deve informare il cliente della
procedura di mediazione, mettendo in risalto anche i benefici fiscali. L'informativa deve essere
firmata dal cliente e il documento dovrà essere allegato agli atti di causa (se la mediazione fallisce).
Prima di iniziare la causa deve proporre l'istanza a un organismo di mediazione e deve presenziare
alle sedute. Se la controparte non si presenta l'avvocato si procurerà la copia del verbale in cui si
attesta l'assenza dell'altra parte senza giustificato motivo.
Se, invece, un cliente chiede all'avvocato come comportarsi dopo avere ricevuto la convocazione
davanti all'organimo di conciliazione, a legislazione vigente, il legale farà bene a consigliare di
partecipare alla seduta e di non tenere una condotta ostruzionistica.
Così come bisogna stare bene attenti a rifiutare una proposta di conciliazione: se il provvedimento
che definisce il giudizio corrisponderà interamente al contenuto della proposta emersa durante la
mediazione, il giudice esclude il rimborso delle spese sostenute dalla parte vincitrice che ha rifiutato
la proposta, riferibili al periodo successivo alla formulazione della stessa; non solo il guidice
condannerà chi vince al rimborso delle spese sostenute dal chi perde relative allo stesso periodo,
oltre al versamento all'entrata del bilancio dello stato di un'ulteriore somma di importo
corrispondente al contributo unificato dovuto. Antonio Ciccia
ITALIA OGGI
Viaggio nella prassi della conciliazione
Intervento chirurgico sbagliato? La soluzione si trova
Mediaconciliazione in azione anche nella sanità. Nel viaggio sulla prassi che si è formata in questi
mesi (si veda ItaliaOggi del 23 febbraio scorso) ecco un caso di mediazione su un intervento di
chirurgia ricostruttiva mediato dall'avvocato Alessandro Bruni, mediatore professionista per
CONCILIA e docente di «Mediazione e conciliazione» all'Accademia Internazionale delle Scienze
della Pace di Roma.
I FATTI - Dopo un incidente stradale la sig.ra Mina (i nomi sono di fantasia) viene sottoposta a un
intervento ricostruttivo della mano sinistra dal Prof. Benedetti, famoso chirurgo plastico.
L'intervento, a detta della paziente, non è riuscito pienamente, perché non è in grado di recuperare
la piena funzionalità della mano. Di parere diverso il medico, per il quale piccoli fastidi sono dovuti
al normale decorso della degenza. Non convinta, Mina interpella un luminare in materia e ottiene
conferma sull'origine delle sue «fastidiose» sensazioni: l'intervento non è stato perfetto. A questo
punto si rivolge a un legale per far valere le sue ragioni. L'assicurazione offre un risarcimento di
93.000 euro a fronte della richiesta di 250.000 da parte della donna. Le trattative si arenano e la
signora si rivolge alla mediazione.
LA MEDIAZIONE - Solo a partire dal 1994, a seguito di alcune pronunce della Suprema Corte, è
stato esteso il concetto di danno risarcibile da trattamento sanitario, fino a ritenere presunta la colpa
«in tutti quei casi in cui a fronte di una prestazione medica che non presenti il carattere della
speciale difficoltà, nell'accezione accolta dall'art. 2236, si verifichi un evento sfavorevole, idoneo a
determinare un peggioramento delle condizioni del paziente» (Cass., 8470/1994). Oggi, quindi, il
medico ai sensi e per gli effetti del combinato disposto di cui agli artt. 1176 e 2236 c.c., è chiamato
a rispondere per colpa lieve, nelle ipotesi di danni arrecati per omessa diligenza e preparazione
professionale inadeguata. Potrà essere chiamato a rispondere solo di colpa grave, o di dolo, qualora
la prestazione implichi per la particolare complessità del caso da trattare, la soluzione di problemi
tecnici di speciale difficoltà. Nel nostro caso le prove sembrano tutte a favore di Mina che avrebbe
potuto anche rifiutare ogni accordo con il medico e l'assicurazione. Ma in che tempi, se del caso,
potrebbe avere tutela? E con che risultati? Questa riflessione, considerando la necessità di ottenere
in via immediata la soddisfazione sperata, e cioè la completa funzionalità della mano, viene tenuta
in alta considerazione, soprattutto perché con la mediazione si prospetta per la sig.ra Mina una
nuova possibilità, tentare di gestire la controversia direttamente con il medico che l'aveva operata,
capendo cosa il medico stesso avrebbe potuto (o dovuto) fare per soddisfare i suoi bisogni.
I VANTAGGI PER LA CONTROPARTE - Il medico, molto conosciuto nell'ambiente, ha la
necessità di capire come poter salvaguardare la propria immagine, considerando che – in caso di
rifiuto almeno a tentare un accordo – Mina potuto potrebbe intaccare, in qualsiasi maniera
(legittima), la sua integrità professionale.
Al termine di vari incontri privati, con l'insostituibile ausilio del mediatore, entrambe le parti sono
arrivate a simili conclusioni: c'è spazio per un incontro di interessi che metta da parte lo scontro di
posizioni. Anche l'interesse di Mina è quello di risolvere quanto prima la questione per tornare a
vivere e lavorare come sempre, senza troppi intoppi e con la possibilità di poter utilizzare
pienamente le funzionalità della mano.
L'ACCORDO - L'accordo conciliativo vien trovato così:
- Il Prof. Benedetti presenta le sue scuse alla paziente, per non averla adeguatamente assistita nella
fase post-operatoria;
- Lo stesso Professore si impegna a sostenere per intero le spese di un intervento che ripristinerà
completamente le funzionalità dell'arto, eseguito da un chirurgo a scelta della sig.ra Mina - su una
rosa di 3 luminari consigliati dal Benedetti stesso - o da altro professionista a scelta diretta della
signora.
- Inoltre, Mina può optare, entro tre mesi dalla sottoscrizione dell'accordo conciliativo, e a sua
scelta, per una delle due soluzioni aggiuntive prospettate:
a. Intervento di chirurgia plastica al naso gratuito, ad opera de Prof. Benedetti ed un risarcimento
danni di 10.000,00 euro, al lordo delle spese legali oppure:
b. Solo risarcimento danni pari a 13.000,00 euro, al lordo delle spese legali. Antonino D'Anna
ITALIA OGGI
Il caso
Conciliazione costosa
Come mai la media conciliazione non si diffonde? I dati più recenti rilevano in circa 60mila i
procedimenti iscritti, a fronte di 40mila definiti. Attenzione: in larga parte quelli definiti sono chiusi
con un verbale che semplicemente prende atto dell'impossibilità di terminare la vertenza.
In effetti, risulta che solo il 21% dei procedimenti sia stato definito con accordo raggiunto.
Una ragione ostativa alla diffusione dell'istituto potrebbe consistere nei costi. Lo fa intendere, in
un'interrogazione al ministro della Giustizia, il senatore Giuseppe Valentino (Pdl). Nel documento
egli rileva che «circa il 70% dei convocati alle procedure di media conciliazione non si presentano»
e che «la prima causa della disaffezione per l'istituto della media conciliazione appare essere,
soprattutto, la spesa ad essa collegata». A sconfiggere la difficoltà ad accedere all'istituto non
servono certo «provvedimenti coercitivi come la condanna, con ordinanza non impugnabile, alla
prima udienza, al pagamento di un'imposta pari al contributo unificato a carico della parte non
comparsa».
Valentino chiede, conseguentemente, «se sia stata condotta un'indagine fra gli organismi di media
conciliazione per conoscere quali tariffe applichino». Nell'eventualità che la ricerca non sia stata
condotta, l'esponente del Pdl invita il guardasigilli a «chiedere agli organismi interessati di fornire
tali dati». Giovanni Galli

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: mar mar 20, 2012 10:06 pm
da GiovaniAvvocati
IL SOLE 24 ORE
Contenzioso. Da domani in vigore il tentativo obbligatorio per le liti condominiali e per
risarcimento danni da incidente
Conciliazione per 300mila cause
Sono quasi 800 gli organismi registrati al ministero della Giustizia
Chance conciliazione per oltre 300mila cause a partire da domani. Il tentativo obbligatorio di
mediazione si estende alle controversie in materia di risarcimento danni da incidenti stradali e alle
liti condominiali. Un allargamento che pesa nel totale del contenzioso civile sopravvenuto a carico
dei giudici di pace per circa un quinto. Stando almeno agli ultimi dati del ministero che segnalano
come il flusso di controversie in materia di richieste di indennizzi per incidenti sia andato crescendo
sino a sfiorare le 300mila. Se a queste si sommano le circa 20-25mila liti condominiali si arriva alla
quota complessiva.
Le due nuove aree di contenzioso vanno ad aggiungersi a un fitto, almeno sul piano numerico se
non proprio della consistenza, elenco di materie che hanno visto dipanarsi la tormentata esperienza
della mediazione obbligatoria per tutto l'anno passato e i primi 3 mesi del 2012:
- diritti reali (distanze nelle costruzioni, usufrutto e servitù di passaggio eccetera);
- divisione;
- successioni ereditarie;
- patti di famiglia;
- locazione;
- comodato;
- affitto di aziende;
- risarcimento danni da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con
altro mezzo di pubblicità;
- contratti assicurativi, bancari e finanziari.
A fronte di questo denso elenco di materie si contrappone un esercito di quasi 800 organismi di
conciliazione (797 a ieri, oltre), oltre alle centinaia che svolgono solo attività di formazione per i
futuri conciliatori, nel quale trova posto un po' di tutto: da enti rigorosamente privati, in buona parte
allestiti da professionisti, a quelli, forti dell'esperienza di anni, istituiti presso le Camere di
commercio.
Una pluralità, e un numero, di figure che contribuisce a fare storcere il naso all'avvocatura, peraltro
in sciopero ancora in questi giorni con la conciliazione tra le ragioni della protesta, che da subito ha
contestato la novità. Ormai, preso atto della volontà del ministero della Giustizia di procedere
all'entrata in vigore della seconda parte del pacchetto conciliazione, gli occhi di tutti sono puntati
sulla Corte costituzionale che dovrà decedere della legittimità di passaggi cruciali della disciplina
applicativa.
Quanto alle procedure, la mediazione si introduce con una semplice domanda all'organismo, con
l'indicazione dell'organismo investito, delle parti, dell'oggetto della pretesa e delle relative ragioni.
Le parti possono scegliere liberamente l'organismo. In caso di più domande, la mediazione si
svolgerà davanti all'organismo presso cui è stata presentata e comunicata alla controparte la prima
domanda. Nessun vincolo territoriale: la conciliazione è possibile anche presso un ente lontano dal
luogo di residenza delle parti. Una volta avviata la mediazione, il mediatore organizza uno o più
incontri mirati alla composizione amichevole della controversia. L'accordo raggiunto con la
collaborazione del mediatore è omologato dal giudice e diventa esecutivo.
Nel caso di mancato accordo, il mediatore, se richiesto o se lo statuto dell'ente lo prevede, può fare
una proposta di risoluzione della lite che le parti restano libere di accettare o meno. Misure
pecuniarie con finalità sanzionatorie sono state messe in campo per indurre le parti a presentarsi,
visto che la contumacia, a tutt'oggi, è forse la cause principale di insuccesso.
La durata non può essere superiore a 4 mesi, mentre i costi prevedono un'anticipazione delle spese
di inizio procedimento fissata in 40 euro e poi tariffe differenziate a seconda del valore della lite (il
punto di riferimento è la tabella pubblicata a lato e vincolante solo per gli organismi pubblici). Se
però una parte è nelle condizioni di reddito per accedere al gratuito patrocinio, allora nulla è dovuto.
Alle parti che corrispondono l'indennità di mediazione presso gli organismi è riconosciuto, in caso
di successo della mediazione, un credito d'imposta fino a concorrenza di 500 euro e, in caso di
insuccesso della mediazione, 250 euro. Il verbale di accordo è esente dall'imposta di registro sino
alla concorrenza del valore di 50.000 euro. Giovanni Negri
L'approfondimento
Sul Sole 24 Ore di ieri un approfondimento dedicato
alle novità della conciliazione
L'ESTENSIONE
01|IL DEBUTTO. Un anno fa entrava in vigore la prima parte della conciliazione obbligatoria,
come condizione di procedibilità in alcune materie del contenzioso civile, tra le quali i contratti
bancari, le successioni e la diffamazione
02|L'ALLARGAMENTO. Da oggi scatta invece la fase due, almeno quanto a perimetro di
applicazione, la mediazione si estende infatti a una materia chiave come il risarcimento danni da
incidente stradale e alle liti condominiali
03|L'IMPATTO. Saranno poco più di 300mila le cause interessate, in gran parte per richieste di
indennizzi da incidenti
04|GLI EFFETTI. Potrebbero essere liberate risorse soprattutto sul versante dei giudici di pace, la
figura che dovrebbe maggiormente beneficiarie dell'estensione
I numeri
797 GLI ENTI INTERESSATI. Gli organismi di conciliazione iscritti al registro tenuto dal
ministero della Giustizia sono quasi 800; a questi si aggiungono i 270 che svolgono attività di
formazione, spesso anche congiunta con quella di mediazione
40.162 I PROCEDIMENTI . I procedimenti definiti nel corso di tutto il 2011, poco più di 9 mesi,
sono stati un po' più di 40mila, ma la maggioranza di questi non ha visto raggiungere un'intesa e si è
conclusa con un verbale che prende atto del mancato accordo
4 LA DURATA. La procedura di conciliazione non può essere comunque mai superiore 4 mesi
38% LA PARTECIPAZIONE. Con una percentuale che è cresciuta dal 25% delle prime settimane
al 38% di fine 2011 le parti decidono di partecipare al procedimento evitando la contumacia,
penalizzata sul piano economico
IL SOLE 24 ORE
Notai. Le linee guida
Verifica istruttoria sugli accordi raggiunti
Notai in campo sull'autenticazione degli accordi di conciliazione. Con una pluralità di verifiche
modulate sulla natura dell'intesa. A fornire i chiarimenti è il Consiglio del notariato che, a titolo di
premessa, sottolinea la (ovvia) diversità tra la certificazione fatta dal mediatore, priva di valore e
funzione di autentica e senza efficacia esecutiva, e l'autenticazione da parte del pubblico ufficiale
nel caso in cui sia stato raggiunto un accordo amichevole di conciliazione soggetto a trascrizione.
Il notaio dovrà applicare allora tutte le norme, di natura formale o sostanziale, che è normalmente
tenuto a osservare nella sua attività. In particolare dovrà svolgere attività di tipo istruttorio
concentrate, tra l'altro, su accertamenti ipotecari e catastali almeno ventennali, verifiche sulla
conformità catastale, accertamenti sul regime patrimoniale coniugale soprattutto per quanto
riguarda la posizione del cedente e sulla relativa legittimazione a disporre del bene.
Quanto all'attività di tecnica redazionale, il documento del Notariato mette in evidenza la natura del
negozio e di quelli, come il patto di famiglia e i vincoli di destinazione che richiedono l'atto
pubblico a pena di nullità. Sotto osservazione poi, con una parte dedicata, i vari schemi negoziali
che possono essere impiegati nel raggiungimento di un accordo di conciliazione, divisi a seconda
degli effetti dell'intesa (traslativi o modificativi o con effetti obbligatori), del l'oggetto dell'accordo
(azienda, immobile da costruire, per esempio), identificando poi anche una serie di ipotesi
particolari. G.Ne.
IL SOLE 24 ORE
INTERVENTO
Opposizioni immotivate, primi risultati positivi
di Piero Luigi Vigna
La discussione sull'abnorme domanda di giustizia in Italia sta portando a elaborare soluzioni
concrete lungo due direttrici principali. La prima, ovviamente, è quella di rendere più efficiente il
processo civile. Ad esempio, Piero Trimarchi di recente non ha esitato a invocare un limite alle
«eccessive possibilità di proseguire la lite sino alla Cassazione» per le cause futili, ritenendo «il
rischio di una decisione errata tollerabile come parte degli inconvenienti derivanti dalla convivenza
civile».
Su questo giornale ha trovato particolare spazio anche la seconda direttrice della discussione, ossia
l'opportunità o meno di convogliare parte rilevante di questa domanda di giustizia fuori dal
processo. Il dibattito è attualissimo perché, fra condominio ed Rc auto oltre 300mila cause civili
all'anno dovrebbero iniziare a prendere la via degli organismi di mediazione regolati dal decreto
28/2010. Il tema della mediazione delle liti civili è oggetto di forti critiche da parte di alcune
componenti dell'avvocatura e merita quindi particolare attenzione. Partiamo dai dati.
Secondo il ministero della Giustizia, il numero delle mediazioni avviate e accettate in Italia sale
costantemente, anche quando il tentativo non è obbligatorio. La durata media di una procedura è 53
giorni. L'accordo si trova nel 52% dei casi. Sono dati di straordinaria rilevanza: la lite che si
estingue in 53 giorni comporta un risparmio di tempo, rispetto ai quasi 3.000 giorni che occorrono
per una sentenza di Cassazione, enormemente maggiore dell'aggravio (di soli 53 giorni, appunto)
che si ha quando la conciliazione fallisce e occorre imbarcarsi in anni di battaglie legali. Secondo
uno studio pubblicato sul sito del Parlamento europeo, se tutte le cause civili in Italia passassero
prima per la mediazione sarebbe sufficiente un tasso di successo del 4% perché si generino risparmi
di tempo. Quando una lite su due si risolve mediando, il risparmio per la collettività è quindi
astronomico.
Ma i contrari alla mediazione insistono: 5.000 cause chiuse dai mediatori da marzo a oggi sono un
nonnulla rispetto ai circa 5 milioni di processi civili pendenti. L'osservazione è infondata. Le
mediazioni di successo vanno raffrontate con il numero di cause che, in questi primi mesi, sono
state interessate dal tentativo obbligatorio, che sono "solo" 170.000. I fautori della mediazione
allora rilanciano: visto il tasso di successo della mediazione quando le parti accettano di sedersi al
tavolo, l'opportunità politica di costringere le parti a tentare la via della mediazione è incontestabile.
La contrapposizione tra un processo statale (lungo e inefficiente) e una mediazione privatistica
(rapida e poco costosa) è tuttavia fuorviante. Tra processo e mediazione, infatti, deve esistere
«un'equilibrata relazione», come stabilisce anche una direttiva europea del 2008. Per arrivare
all'equilibrio occorre una rivoluzione culturale, da non confondere con l'aspirazione illusoria a
nuova cultura della mediazione, intesa come movimento "dal basso" per cui i litiganti dovrebbero,
spontaneamente e di colpo, prediligere modalità non contenziose di gestione della litigiosità.
Questa rivoluzione fu teorizzata a Minneapolis nel 1976 da Frank Sander, durante la famosa
«Pound Conference», con giuristi, politici e scienziati sociali a confronto sulle possibili soluzioni
alla crisi della giustizia. La proposta più brillante, riferibile al professore ora emerito a Harvard, fu
ribattezzata della multi-door courthouse: nei tribunali non si dovrebbe trovare più solo la porta
(door) dell'aula di udienza dove siede il giudice, ma anche quella che conduce all'ufficio dell'arbitro,
del mediatore, del perito e così via, in base alla natura e alle specificità della singola controversia.
Opporsi aprioristicamente alla richiesta dello Stato di comportamenti più virtuosi in materia di
accesso alla giustizia, tra cui il maggior utilizzo della mediazione, è come invocare il diritto a non
fare la raccolta differenziata dei rifiuti, finendo per intasare l'unico grande contenitore (il processo
civile, in cui finisce tutta la domanda di giustizia). Occorrono invece più contenitori, ossia
molteplici sistemi di risoluzione appropriata delle controversie, e norme coraggiose per incentivare,
a seconda dei casi, l'uso degli uni o degli altri.

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: mar apr 10, 2012 5:30 pm
da GiovaniAvvocati
IL MONDO
Una media scolastica
Venerdì 6 Aprile 2012

PROFESSIONI BUSINESS MANCATI IL RUOLO DEL MEDIATORE, CHE DOVEVA SBLOCCARE LA LENTEZZA DELLA GIUSTIZIA, NON DECOLLA Promozioni e pubblicità ingannevoli, l'illusione di rapidi e lauti guadagni, docenti chiamati in causa senza nemmeno saperlo. C'è anche questo nel business della formazione per chi intende diventare mediatore nelle controversie civili. In un anno gli enti formatori accreditati dal ministero della Giustizia sono passati da una manciata a 270, quelli che provvedono alla mediazione da circa 150 sono arrivati a quota 800. Infatti, per società e cittadini, da metà marzo 2011 il tentativo di conciliazione è obbligatorio in materie come responsabilit à medica, eredità , contratti bancari e assicurativi, patti di famiglia, locazioni. È da qui che si deve passare prima di bussare alla porta del giudice. Obiettivo: sfoltire in tempi rapidi la massa di cause civili dalla durata pluriennale (quelle pendenti sono circa 6 milioni). Una leva ben pi ù ef fi cace che la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, è il parere di molti. L'allora ministro della Giustizia, Angelino Alfano , aveva parlato di 1 milione di procedimenti che da giudiziali sarebbero passati stragiudiziali. Dopo un anno il bilancio appare assai pi ù magro: 80 mila iscrizioni, di cui 50 mila de fi nite, di cui 17.800 con le controparti che siedono al tavolo, di cui meno di 9 mila concluse con un accordo. In tutti gli altri casi la pratica è dovuta tornare dal giudice ordinario. A rilanciare la mediazione dovrebbe ora essere l'allargamento dell'obbligatoriet à alle liti di condominio e rc auto. Un mercato da 300 mila cause annue, dicono. Quel che è pi ù probabile appare l'ulteriore incremento del giro d'affari di chi prepara i futuri mediatori o gestisce la conciliazione. Poi è prevista una selezione del mercato. Non sempre la qualit à dei mediatori è stata all'altezza. Mario Barbuto , presidente della corte di appello di Torino e sostenitore ante litteram della mediazione civile, la racconta cos ì : «Ricordo una pubblicit à radiofonica che spingeva sulla conciliazione come opportunit à di pro fi tto per i giovani in cerca di lavoro. Mi ha preoccupato. Ora, che piaccia o no, la mediazione obbligatoria esiste e cerca di espandersi. In una cosa, però, non va trasformata: in un puro business. Bisogna vigilare, specie sulla formazione, altrimenti ci vanno di mezzo i cittadini » . La qualit à dei mediatori è decisiva, poich é sempre di giustizia si parla. TROPPA IMPROVVISAZIONE Allarmati sono anche gli enti di pi ù lunga tradizione in campo formativo. .........Su 800 enti accreditati, un centinaio è in grado di esercitare a livelli qualitativi apprezzabili, appena quattro o cinque sono quelli che raggiungono la vetta pi ù alta. Per questo suona un campanello di allarme. Tra le proposte di formazione, se ne trovano di costose, oppure di scontatissime. Alcune arrivano a 2.500-3 mila euro per allievo, altre precipitano a 150 euro. Questo quando, in media, il prezzo per affrontare le 50 ore standard di corso pi ù quattro di esame fi nale si aggira tra 650 e 900 euro. Se costano troppo è perch é si paga il docente di prestigio, oppure perch é si vuol spillare soldi ai candidati (è suf fi ciente una to da 300 mila cause annue, dicono. Quel che è pi ù probabile appare l'ulteriore incremento del giro d'affari di chi prepara i futuri mediatori o gestisce la conciliazione. Poi è prevista una selezione del mercato. Non sempre la qualit à dei mediatori è sta, presidente della corte di appello di Torino e sostenitore ante litteram della mediazione civile, la racconta cos ì : «Ricordo una pubblicit à radiofonica che spingeva sulla conciliazione come opportunit à di pro fi tto per i giovani in cerca di lavoro. Mi ha laurea triennale per partecipare). Se costano troppo poco, è facile immaginare che no troppo poco, è facile immaginare che l'insegnamento possa lasciare a desiderare. Al Nord, secondo l'Organismo unitario dell'avvocatura (Oua), una sessione che incassa 25 mila euro da una trentina di aspiranti mediatori, ne può costare agli organizzatori 5 mila, procurando un guadagno di 20 mila euro. Esagerato? «S ì» , risponde Morello, «sono fandonie, chi lavora in modo onesto riesce a malapena a pareggiare i bilanci. Non ci arricchiamo di certo » . Il dicastero della Giustizia, oggi guidato da Paola Severino , dispone di sole tre persone dedicate al controllo di chi opera nel campo della mediazione, sicch é non si riesce a fare molto. Parte degli accreditamenti sono stati autorizzati con il silenzioassenso. «In futuro abbiamo intenzione di aumentare i fi ltri e le veri fi che » , fanno sapere al ministero. Per spiegare che cos'è e come funziona la mediazione obbligatoria, i principali operatori hanno adesso inten i principali operatori hanno adesso intenzione di fi nanziare una campagna di comunicazione (si parla di una spesa di 1,2 milioni). Intanto, avvertono, chi intende diventare mediatore dovrebbe dif fi dare di enti con docenti dai curricula incerti, programmi dei corsi dilatati, accreditamento raggiunto solo sull'onda dello sviluppo del settore, da enti privi di background. Come dice l'avvocato forlivese Maria Gabriella Di Pentima , formatrice di lungo corso e mediatore in tre enti: «Tanti cominciano senza avere un bagaglio giuridico e psicologico. Penso all'ambito della responsabilit à medica, complesso e delicato. In giro di sicuro c'è dell'improvvisazione » . Una volta portato a termine la formazione, i mediatori possono entrare in esercizio. Gli elenchi di formatori ed enti di mediazione sono costituiti da ordini e studi professionali, associazioni, societ à private e camere di commercio. Chi ha il polso della situazione lamenta che è nei confronti di queste ultime che giunge il maggior numero di lamentele riguardo alla qualit à dell'opera. Gli ordini coinvolti sono soprattutto quelli di commercialisti, avvocati e notai: ma sono in realt à le iniziative private che coprono il grosso dell'offerta, alcune con diramazioni in tutt'Italia. Gli operatori hanno dovuto tuttavia constatare che il boom di mediazioni non c'è stato. Cos ì una parte degli addetti ai lavori ha rivisto i budget. Infatti, i mediatori guadagnano di pi ù (bonus aggiuntivo fi no al 30% della tariffa) solo se la conciliazione va in porto, mentre se una controparte non si presenta sono previsti sconti. Le tariffe, se gli organismi sono pubblici, vanno da 65 a 9.200 euro se la lite vale oltre 5 milioni. TOGHE IN TRINCEA Anche se molti enti si dicono comunque soddisfatti, nel 2011 il numero contenuto di conciliazioni ha portato acqua al mulino degli avvocati, in maggioranza contrari all'obbligo della mediazione, considerata costosa e dannosa per i cittadini. A far andare in collera le toghe è stato anche il fatto che non è per forza necessario che un iscritto all'albo forense assista chi affronta una conciliazione. In realt à , risulta che gli avvocati nell'85% dei procedimenti iscritti siano presenti alle conciliazioni, anche se i pasdaran del no sorvolano. La categoria, a cominciare dal Consiglio nazionale forense (Cnf) e dall'Oua, non fa che ripetere che l'obbligo va cancellato. Parlano di tradimento della giustizia, della sua privatizzazione, di arricchimenti e speculazioni. È inoltre attesa la sentenza della Corte costituzionale che stabilir à la legittimit à della legge che ha introdotto l'obbligatoriet à . Maurizio de Tilla , a capo dell'Oua, è tra i pi ù tranchant: «La mediazione obbligatoria ha fallito, la formazione ha illuso, il mercato non c'è » . Sono seguite manifestazioni e scioperi. L'ultima minaccia ha riguardato i parlamentari iscritti all'ordine forense: «Siete indegni, cancellatevi dall'albo » .

Re: SPECIALE SULLA MEDIAZIONE CIVILE

Inviato: mar apr 10, 2012 5:39 pm
da GiovaniAvvocati
http://www.comunicati-stampa.com/comuni ... ill-43354/

http://www.teleskill.it/it/soluzioniver ... one-online

Nasce la stanza di Mediazione On-Line. Migliaia di cause potranno essere risolte a distanza, grazie a un prodotto Teleskill.
4 April 2012
By angelosimone
Da marzo 2012 la mediazione delle liti diventa obbligatoria anche per le controversie condominiali e i risarcimenti dei danni da incidenti stradali. Un ingente carico di lavoro che sta per riversarsi sulle scrivanie degli Enti di Mediazione e dei mediatori che dovranno utilizzare strumenti sempre più rapidi e affidabili per gestire il lavoro. Teleskill ha pensato proprio a questo ed ha creato Teleskill Mediazione On-Line, un prodotto brevettato che rispetta tutta la normativa sull’esecuzione della mediazione civile e permette di eseguire l’attività “a distanza”, lasciando ogni persona coinvolta nella causa comodamente seduta nel proprio studio o abitazione, in una stanza virtuale di mediazione.
“Un immenso vantaggio” afferma Emanuele Pucci, CEO di Teleskill, “se si pensa che lo scorso anno più del 65% delle mediazioni non è andato a buon fine per mancanza di una delle parti. Si tratta di una mole ingente di pratiche che può essere sottratta ai tribunali con vantaggi per tutto il Paese. Per questo abbiamo deciso di creare una soluzione che potesse interessare tutti gli Enti di mediazione, o i singoli Mediatori, perché non richiede alcun investimento iniziale, nessuna installazione sul Pc delle parti e del mediatore e si collega con il software di gestione che è già in loro possesso, consentendo una gestione unica dell’intero processo“.
L’idea è semplice, ma efficacissima: Mediazione On Line crea una stanza virtuale che ospita il mediatore, le due parti e i rispettivi avvocati. L’Ente di mediazione attribuisce una specifica camera virtuale al Mediatore fornendo un codice personale di Gestione dedicato alla specifica pratica.
Al Mediatore è permesso di escludere temporaneamente e reincludere in qualunque momento una delle due parti dalla discussione in modo da poter condurre, quando e se ritenuto necessario, una “trattativa” autonoma. Se la mediazione va a buon fine il prodotto Teleskill è predisposto per gestire gli scambi di files con firma digitale e permette davvero di risolvere l’atto contestualmente.
Altre info:

http://www.teleskill.it/it/soluzioniver ... one-online

Angelo Simone
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