qui viewtopic.php?f=21&t=4272&p=23788#p23788 i dati relativamente alle percentuali ed ai dati di cui al comunicato stampaCOMUNICATO STAMPA
UNIONE GIOVANI AVVOCATI ITALIANI: “ALLE ELEZIONI FORENSI LA MAGGIORANZA DEGLI AVVOCATI RIMANE IN STUDIO;
ALLE ELEZIONI LOCALI PER I DELEGATI DEL CONGRESSO NAZIONALE FORENSE, PERCENTUALI QUASI DA PREFISSO TELEFONICO”
“L’Unione Giovani Avvocati Italiani, avendo verificato che ad oggi non è mai stata fatta alcuna verifica di questo tipo, ha richiesto a quasi tutti i 152 Ordini degli avvocati, su tutto il territorio nazionale, i dati relativi alle elezioni locali svoltesi nei primi mesi del 2008.
I dati ricevuti, in aggiunta a quelli ricavati da organi di stampa (come i dati, ad esempio di Roma e Milano, che non hanno risposto all’invito) ed a quelli pubblicati su alcuni siti internet degli Ordini, propongono un campione di quasi 80.000 avvocati (78.620) rappresentativi di 30 C.d.O. di tutte le dimensioni ed aree geografiche.
La percentuale nazionale di votanti che se ne ricava è inferiore al 45% (precisamente 44,5%) e la stessa scende al 40% se si considerano i quattro Fori più grandi, ovvero Roma, Milano, Napoli e Palermo, rappresentativi di quasi 50.000 avvocati.
Il dato è ancora più significativo se si considera che la valutazione è stata fatta in relazione al primo turno delle elezioni e non al ballottaggio, il cui svolgimento è solo eventuale, e le cui percentuali normalmente sono più basse, essendoci meno candidati su cui far convergere il voto.
Dai dati si ricava che, a livello nazionale, quasi sei avvocati su dieci non votano alle elezioni forensi (e nei due più grossi Fori italiani la percentuale si inabissa al 32% (Roma) ed al 33% a (Milano).
Gli eletti, alla fine, ovviamente rappresentano una percentuale di avvocati ancora più bassa rispetto alla percentuale dei votanti.
Considerato che alle ultime elezioni politiche nazionali ha votato l’80,5 % degli aventi diritto al voto, e per le quali si parla di “distanza dalle istituzioni democratiche” , balza agli occhi la quasi dimidiata percentuale che risulta dalle elezioni forensi che dimostra un’incomprensibile disaffezione per il voto.
Solo la partecipazione al voto rende tale una “democrazia rappresentativa” (o meglio, “partecipativa”).
Ancora più sorprendenti sono i risultati relativi alle elezioni per i delegati al Congresso Nazionale Forense, anche quelli sinora negletti, in ordine ai quali sui diversi siti internet -salvo rari casi- non è possibile conoscere i fondamentali dati sui votanti, ma solo i dati, invero ben poco significativi, degli eletti o dei voti complessivi.
Tra le eccezioni, Milano e Bologna (ospitante il Congresso) che con doverosa trasparenza hanno pubblicato anche i dati da cui si ricava una percentuale di votanti rispettivamente del 5,8% e del 3,8% degli aventi diritto.
Se a questi due incredibili risultati aggiungiamo i dati di Roma, la cui percentuale di votanti, secondo fonti non ufficiali tratti dall’UGAI, non supererebbe il 15%, comprendiamo come, paradossalmente, la ritenuta rappresentatività del Congresso Nazionale Forense corrisponda solo ad un’ infinitesima parte dell’avvocatura.
Teniamo a precisare che la nostra attenzione si è soffermata su Bologna e Milano perchè sono tra i pochissimi grandi Fori che hanno dimostrato -meritoriamente- trasparenza pubblicando il numero di votanti sul loro sito, e su Roma perchè è il più grande Foro italiano: siamo ben consapevoli che, presumibilmente, le percentuali negli altri Fori non siano dissimili.
I dati relativi alla (presunta) rappresentatività di una assise così celebrata sono importanti: da una parte questo congresso è possibile grazie alle tasse dei Colleghi che pagano gli Ordini, sul presupposto che il congresso sintetizzi la voce della base dell’avvocatura, dall’altra ci si chiede quando questa voce sarà ascoltata.
Distinti Saluti
Avv. Ivano Lusso
(Segretario Nazionale U.G.A.I.)