http://www.reportonline.it/201001274057 ... zione.htmlLa legge "cancella avvocati" e la civile e corretta protesta dei giovani legali italiani contrari alla sua approvazione.
Mercoledì 27 Gennaio 2010 20:53 Eugenio Gargiulo
Legge “cancella avvocati” che non raggiungono un reddito minimo “fatturato”, e che non svolgono la professione in modo continuativo : “monta” la protesta dei giovani legali in tutta Italia
In tutta Italia si è mobilitata la civile e corretta protesta dei “giovani avvocati”, nonchè di quei “legali” che esercitano saltuariamente la professione, contro il disegno di legge, contenuto nella più ampia cosiddetta "Riforma Alfano" , in tema di giustizia , che ha come finalità principale la cancellazione dall’albo degli avvocati di tutti quei professionisti che, nel corso dell’anno fiscale, non abbiano “fatturato” per un minimo reddito, deciso di volta in volta dai vari Ordini Forensi territoriali, o che gli stessi Consigli dell’Ordine abbiano “riscontrato” non esercitare il “mestiere di avvocato” in modo continuativo .
La norma in questione , contenuta nel disegno di legge attualmente al vaglio della Commissione Giustizia al Senato, è una norma palesemente classista ed illiberale, ed è stata, subito, “ribattezzata” ironicamente con la definizione di “legge sfolla-avvocati”, poiché propone, per l’appunto, la cancellazione dall’albo dell’Ordine Forense di appartenenza di quei legali che non raggiungano un minimo di guadagno annuale.
L’introduzione di tale norma è stata “giustificata” da chi l’ha “ideata” , “spacciandola” come un utile sistema per contrastare l’evasione fiscale della classe forense, ma rischia, in realtà, esclusivamente di “tagliare fuori dal mercato del lavoro” i giovani avvocati che, fisiologicamente, durante i primi anni della loro professione, non possono sperare di guadagnare chissà quanto, perché non possono “contare e fare affidamento” su una sufficiente clientela, capace di assicurare loro un minimo di entrate reddituali annue garantite . E che dire di quegli avvocati che ,anche non più giovani, non esercitano la professione in modo continuativo e tale da garantirgli sufficienti entrate per i più svariati motivi , come l’occuparsi in modo principale di altro nella vita o, cosa ancor più grave, per seri motivi di salute.
Correttamente, da più parti, è stato osservato che gli evasori, tra gli avvocati , non si rinvengono tanto nelle categorie dei giovani legali ,quanto più in quei loro “colleghi” che ,magari, dichiarano un reddito da 30 mila euro l’anno, ma possono poi permettersi l’affitto di uno studio ampio ed elegante in pieno centro a Roma, o a Milano.
La norma, “pomo della discordia” tra colleghi più titolati ed anziani con quelli appena “affacciatisi” nel non più “dorato mondo dell’avvocatura” , appare ,senza ombra di dubbio, ingiusta e, probabilmente, “anticostituzionale” , poiché tende a “sottrarre” un titolo professionale e “culturale”, che non è stato “acquistato”, come una qualsiasi “licenza di vendita commerciale” , bensì è stato “guadagnato” tramite il superamento di un esame di stato , tutt’altro che semplice, e che “porta via”, nella migliore delle ipotesi (ovvero quando non si è bocciati, e quindi lo si debba “ripetere” l’anno successivo) ben tre anni di vita di un giovane laureato in giurisprudenza, che intenda “acquisire” il “nobile titolo di avvocato”.
Se “passasse” questa norma non sarà più possibile,quindi, per un qualsiasi avvocato neppure decidere quanto e come lavorare, quante cause seguire, e quando voler esercitare, poiché ,per legge, gli Ordini potranno decidere chi cancellare dall'albo degli avvocati in base a criteri di reddito territoriali, preventivamente fissati all’inizio dell’anno.
Ma molti altri sono i motivi a sostegno della protesta dei giovani legali contro questa assurda riforma , come , ad esempio, l’ingiustificato aumento del controllo fiscale "autoritario" sui redditi degli avvocati da parte degli Ordini che , secondo la proposta del Consiglio Nazionale Forense, potranno, se passerà la legge de quo, consultare anche gli Uffici Tributari, con grave violazione della “privacy” dei singoli professionisti iscritti negli albi.
Quei grandi studi legali,poi, che non vorranno aumentare la retribuzione nei confronti dei “colleghi avvocati dipendenti” , garantendogli quel minimo reddito utile previsto dalla "Riforma Alfano", potranno impedire, di fatto, a questi ultimi di potere rimanere iscritti nell'albo degli avvocati, eliminando potenziale futura concorrenza e “prendendo per la gola” chi voglia continuare a “far parte” dello staff di quello studio professionale.
Una delle gravi conseguenze della norma, dal punto di vista deontologico, potrebbe ,inoltre, essere la “corsa all'accaparramento di clientela” che si innescherebbe , con grave turbamento dei rapporti di civile convivenza tra colleghi, al fine di evitare la “ghigliottina” della cancellazione a fine anno per il mancato raggiungimento del reddito minimo.
In Italia è la seconda volta che rischia di entrare in vigore una legge che “agevola” la cancellazione di avvocati dall’albo: la prima volta capitò per gli avvocati italiani-ebrei a seguito della promulgazione delle cosiddette “leggi razziali”; la seconda potrebbe accadere qualora sia approvato il testo attualmente in Commissione Giustizia al Senato.
Ecco perché soprattutto le associazioni rappresentative dei “giovani avvocati italiani” come l’ U.G.A.I. (Unione Giovani Avvocati Italiani - vedi
www.ugai.it) hanno invitato ed esortano i “colleghi” ad inviare e far inviare fax di protesta contro tale legge, in primo luogo, al numero 06 6791131 (uno dei fax della Presidenza del Consiglio dei Ministrii); ma anche,in aggiunta, al numero di fax 06.68897951 (uno dei fax del Ministro della Giustizia On. Angelino Alfano); ed infine
ai numeri 06 67063660 (Commissione Giustizia del Senato) ed 06 6795350 (Commissione Giustizia della Camera) con oggetto “Avvocati uniti contro la cancellazione dall'albo per mancata continuità professionale e reddito minimo fatturato conseguito”.
Questo Governo aveva promesso una riforma della Giustizia che assicurasse tempi più rapidi e certezza del diritto, nonché più posti di lavoro per i giovani. Invece di rispettare tali “proclami elettorali” ,magari, assumendo giovani laureati ed avvocati come cancellieri di Tribunale e Giudici Onorari , il Parlamento sta solo per “introdurre” termini di decadenza per i processi, senza aumentare il personale nei Palazzi di Giustizia; ed ora cerca ,perfino, di “cancellare” un titolo professionale che , quanto meno, consente a qualche giovane laureato di avere la “potenzialità” di “mettersi in tasca qualcosa” esercitando il nobile ed antico “mestiere” di avvocato!
Foggia, 27 gennaio 2010
Eugenio Gargiulo
eucariota@tiscali.it